Risponde Walter Maini, leader della band.
1986 / 2006. Vent'anni di carriera; l'avresti mai detto quando formasti la band?
La mia intenzione non era certo quella di andare avanti 20 anni, la vita cambia molte cose e allora sai, non credevo di essere così appassionato da reggere mille problemi che questa band (purtroppo) ha avuto. Il lavoro svolto dalla band in 20 anni si poteva fare anche nella metà del tempo, ma tutto questo non è dipeso da me ma dai continui cambi di line-up. Le persone si stufano, perdono interesse, e questo vuol dire che non credevano fino in fondo a quello che facevano. Quando ti domandi che cazzo ci fai in una band, se sei solo una pedina, prima o poi molli tutto. Con questo non voglio dire che tutti quelli che sono passati erano persone inutili ma il buon 70% si; nonostante questo vanno tutti ringraziati per avermi aiutato a portare avanti il progetto.
Quale forza/caratteristica vi ha portato avanti per tutti questi anni?
Molto sinceramente, i Mortuary Drape erano destinati allo scioglimento già nel lontano 1990, ma la mia testardaggine e convinzione mi ha portato a riformare la band per ben 15 volte dal lontano 1986 fino ad oggi. E' semplicemente la mia vita e quando non suonerò più farò sempre qualcosa di inerente al Drappo. Abbiamo già pronto il nuovo disco con nove brani e altre sedici songs per i prossimi lavori, praticamente altri due dischi quasi pronti. Poi c'è il famoso DVD raccolta che non sappiamo quando farlo uscire e altre offerte di ristampa dei nostri vecchi lavori in vari formati. Ho avuto perfino un'offerta per un progetto solista dove potrò incidere tutti i brani che non vanno bene per i Mortuary Drape perchè più heavy metal classico. Come vedi, c'è da fare per alcuni anni!
Cosa vi spinse inizialmente a suonare ed adottare il look black metal? Quali gruppi vi influenzarono all?inizio? Seguiste forse il sentiero tracciato dai primissimi Death SS?
Volevamo che i testi, la musica e il look fossero una cosa sola e questo era ed è l'unico modo per rappresentare il nostro concept. Non siamo stati i primi ad adottare questo look, ma sicuramente tra i primi in Italia. I Death SS non ci hanno influenzato, direi piuttosto che eravamo legati alla scena europea, Celtic Frost in primis, inserendo sonorità più latine, più "nostre" usando scale arabe e tutto ciò che musicalmente ci riportava ai tempi degli antichi riti. La musica è un rituale magico.
In Italia, di quegli anni, nel genere (per musica e tematiche affrontate) quasi tutti conoscono voi e i Black Hole. C'erano altre bands simili che si dissolsero poi nel dimenticatoio?
Oltre ai bravissimi Black Hole, ricordo i Black Prophecies, avevo incontrato il chitarrista con cui ho anche parlato per fare qualcosa assieme ma poi nulla. Ci siamo persi di vista e mi piacerebbe rincontrarlo, per portare al termine quello che si era detto. Quelli erano tempi dove si poteva dire di tutto e inventare molte cose; musicalmente oggi è invece più difficile, ma non mancano delle buone bands.
A volte rimpiangi quegli anni passati a scambiarsi cassette via posta e corrispondere con lettere manoscritte?
Assolutamente si! Internet è solo comodo ma rende ignorante l'individuo. Io conservo cartoni di lettere da tutte le parti del mondo ed è sempre un fascino aprirli, vedere le lettere e toccarle con mano. Sono parole vere, non filtrate come quelle dei mail, chilometri e chilometri di inchiostro che raccontano storie di persone, la gente del mondo che vuole essere in contatto con te.
I due demos "Necromancy" e "Doom return" sono considerati oggetti di culto; quante copie vendettero all'epoca e quante invece hanno venduto fino ad oggi?
Non sappiamo di preciso quanto abbiano venduto. Con le demo non si contavano le copie, erano quasi sempre cassette duplicate di volta in volta quando ci erano richieste e non erano numerate. La cosa certa è che i due demo su cd usciti qualche anno fa hanno venduto 500 copie per titolo e questo non è male, per essere un prodotto degli anni Ottanta con tutti i problemi di registrazione connessi. Siamo comunque soddisfatti delle richieste, senza dubbio.
Fin dai vostri esordi su demo fu chiara la vostra passione/dedizione verso tematiche negromantiche/cimiteriali. Come mai intraprendeste questa strada? Ancora oggi molti rimangono affascinati dalle covers di "All The Witches Dance" e "Secret Dudaria"; vogliamo dare delucidazioni definitive sulle origini di queste copertine?
La motivazione che ci ha spinti all'interesse di queste tematiche è una pura coincidenza. All'epoca tutti noi avevamo avuto dei contatti con persone più anziane (mia zia era una medium) che già praticavano e poi conoscendoci fra di noi, abbiamo trovato questo punto in comune. Prima di formare la band io, Witch (primo chitarrista) e Without Name (primo bassista) eravamo molto addentrati in queste tematiche, si facevano esperienze da anni e alla fine si è deciso di formare una band. Ci sentivamo diversi ed osservati da tutti, anche solo per come andavamo in giro vestiti, oltre al modo stesso di pensare e di fare le cose quotidiane. Abbiamo deciso di trovare un nome adeguato, un nome che ci staccasse e ci dividesse dalla massa come un velo invisibile, un drappo trasparente, una sorta di velo tra noi e la gente, da dove potessero vederci comunque e sempre attraverso una sorta di barriera e non poter raggiungerci mai. Da qui sono nati i Mortuary Drape. La band è una conseguenza delle nostre precedenti esperienze, calcola che la cover di "All The Witches Dance" appartiene al periodo tra l''84 e l''86, ma è uscita ufficialmente solo nel 1995 con il disco stesso?
Vorrei un tuo breve commento su ogni vostra release, partendo dai primissimi demos per arrivare all'ultimo album, "Buried in time".
Non sarei obiettivo, sono tutti lavori sentiti con il cuore dove ho messo tutto me stesso e non riuscirei a trovare le parole per recensirli o commentarli. Credimi, questa domanda è veramente difficile, chi conosce il Drappo e ha i dischi può leggere in ogni lavoro come e perchè è stato realizzato. Chi al contrario non li possiede, ha un buon motivo per comprarli, oltre al fatto che in questo modo si aiuterebbe chi si sta facendo il culo da anni per portare il metal italiano all'estero. Grazie.
Assieme alla vostra carriera è parallelamente andata sempre avanti quella della Necromancer Union. Com’è organizzato oggi il fanclub?
Abbiamo tanti iscritti in tutte le parti del mondo e stiamo organizzando una pagina speciale con delle novità che appariranno sul nostro nuovo sito presto online. Con l'iscrizione di 30,00 euro si riceve una esclusiva ed unica T.Shirt + foto autografate , adesivi e tessera associativa in plastica rigida, tipo bancomat. A tutti gli iscritti verrà riservato inoltre uno sconto del 10% su tutto il merchandise comprato alla band, sia ai concerti che ordinato via mail.
Tutte le covers dei vostri albums avevano sempre avuto un alone mortifero/occulto. Come mai per "Buried in time" non avete proseguito questo stile?
Non avevamo scelta, volevamo raffigurare il passare del tempo e cosa si poteva mettere se non una persona, una donna, dall'immagine della purezza, una bambina, fino ad arrivare alla decomposizione dopo la morte. L'artwork raffigura appunto il tempo che passa inesorabile, il processo della vita che scorre. Si era pensato alla clessidra, ad un orologio, ma sono oggetti troppo scontati e si è alla fine optato per quella illustrazione fatta da Graal (lo stesso di Behemoth, Rotting Christ e Vader); ci siamo ricollegati così anche alla song "Mother" (esistente sul nostro primo lavoro, "Into the Drape") e sviluppato questo concetto iniziato nel lontano 1990. E' una cover molto particolare e guardando attentamente tutto il booklet posso assicurarti che è molto mortifero e occulto.
L’ultimo album mostra principalmente due caratteristiche; una grande tecnica unita ad una efficace potenza e pulizia del suono. Sono queste la basi su cui poggeranno anche le future composizioni?
La tecnica è data dagli arrangiamenti curati per ben tre anni di preparativi: si è provato e riprovato fino a quando tutto non scorreva liscio e perfetto e questo è il risultato. Il suono pulito è tutto merito di Cruel Abbot, il nostro ultimo entrato, lui ha pulito tutte le tracce, dando precisione e potenza al lavoro di registrazione e con questo procedimento siamo riusciti ad ottenere un prodotto più competitivo e attuale. Se rimani vecchio stampo non vai bene e ti criticano per la scarsa registrazione; se invece fai qualcosa di più curato, non sei più come prima! Devo ammettere che è difficile essere grezzi come una volta e fare allo stesso tempo un album attuale, è pressochè impossibile per chiunque. Per quanto riguarda le prossime composizioni, ti posso dire che non ci poniamo il problema di essere più o meno uguali agli altri nostri lavori, siamo rilassati e pensiamo che siano dei buoni brani che possono piacere ai vecchi fans e ai nuovi acquisiti dopo l'uscita di "Buried In Time". Speriamo di fare centro nuovamente e colpire tutti con qualcosa di originale ma pur sempre tipico del Drappo.
A te le ultime parole. Lunga vita al drappo mortuario!
Grazie per la disponibilità; ai fans posso solo dire per l'ennesima volta che senza di loro noi non potremmo esistere e quindi continuate a sostenerci, per quanto vi sia possibile, e non dimenticatevi che quando si sta dall'altra parte e si vede solo il risultato finale delle cose, non si immagina neanche minimamente quanto sangue si sputa per far parte di una band e il coraggio che bisogna avere per proporsi e sempre con nuove e fresche idee!
Forever Into the 13Drape.
Wildness Perversion.
- MARCO CAVALLINI -