Intervista al leader ROBERT MEASLES tratta da "ITALIAN METAL LEGION" di Gianni Della Cioppa (2°edizione, QuiEdit 2009) acquistabile presso www.andromedarelix.com
Si apra il sipario oscuro. Misterioso ed inavvicinabile, Robert Measles, il cerimoniere degli oscuri Black Hole, si è concesso all’autore di questo libro, per questa unica intervista in esclusiva mondiale. Dopo di che è tornato a farsi coprire dalle enigmatiche nebbie dell’arcano, che da sempre ne hanno avvolto il percorso.
Ciao Roberto. Ci conosciamo da tanti anni ed è quasi superfluo per me farti questa domanda, ma la facciamo per i lettori di questo libro. Sei sempre stato una personalità musicale estroversa e piena di curiosità, aperta a moltissimi suoni. Ma come nasce l'amore morboso per le cose oscure, per i suoni misteriosi e come hai deciso di applicarle sulla musica?
Certamente da un desiderio di cultura, che mi portava alla filosofia, anche senza frequentare studi universitari, ad una profonda ricerca dell´Io, che parte dalla radici, direi quasi dall´infanzia. Potrà sembrare banale e magari non c´entra molto nel mio contesto, ma mi colpirono a fine anni 70 i Kiss, perché abbinavano un certo look di stampo teatrale con il loro rock da strada ed io pensai di trasportare in un certo senso la stessa cosa, però in un clima più intellettuale, come è appunto il dark rock che intendevo io.
Posso affermare, senza ombra di dubbio, che sei stato tra i primi al mondo, se non il primo in assoluto, a coniugare sonorità heavy metal con la new wave dark. Un suono che negli anni 90, sotto l'effige di gothic metal (pur nelle sue cento sfaccettature) è diventato un autentico trend. Ma non solo musicalmente, infatti nel 1983 hai fondato la fanzine "Metal Thunder" dove, coinvolgendo anche me, dedicavi spazio oltre che alla scena hard & metal, anche a quella new wave dark, con recensioni ed interviste di gruppi. All'epoca avevi subito anche degli attacchi dai puristi di entrambi gli schieramenti. Oggi in qualche modo ti senti uno degli iniziatori di questa unione tra metal e dark wave?
Io avevo passione per tutto il rock intellettualoide, nella new wave mi piacevano molto i The Wire, che non avevano niente a che vedere con noi, ma suonavano un rock introverso. Le cose particolari mi hanno sempre attratto, quindi pensai che in un rock così tetro come il nostro, la ricerca di qualche soluzione nuova e quindi new wave, dato quel periodo di metà anni 80, potesse dare qualcosa di nuovo. Mi riferisco a `Living Mask´, perché il primo album, era invece figlio del classico doom sabbathiano, seppur con alcune sfaccettature nostre personalizzate.
Poi ti cresce dentro l'esigenza di trasformare questa grande passione anche in qualcosa di tuo, una vera e propria band, i Black Hole. Raccontaci come nasce il gruppo e gli obiettivi che ti eri prefissato. Come mai hai sempre unito la musica alla spiritualità dell'uomo? Mi ricordo che eri uno che ti documentavi molto, leggevi tante riviste, siamo stati anche in negozi dove si vendevano oggetti esoterici, abbiamo vistato in giro per l'Italia cattedrali gotiche, cimiteri antichi...
La band nasce leggermente in ritardo rispetto alla mia passione per l´esoterismo, per l´aldilà e fenomenologie paranormali, argomenti che poi ritroviamo anche nei testi. Semplicemente come succede per molte rock band, tutto partì dall'incontro con un chitarrista Steve Fox Bianchini e visto che suonava da solo in cantina, gli chiesi di formare una band d'ispirazione dark, con sonorità gotiche, con dei testi che riguardassero l'aldilà e la ricerca del proprio Io. La cosa gli diede entusiasmo e da lì siamo partiti. Devo dire che l'idea del nome Black Hole è sua, aveva visto da poco un film con quel titolo e siccome c'era il nome "black", io dissi che poteva andare bene. Poi abbiamo reclutato un batterista, Paolo Veronese (in futuro suonerà brevemente anche negli Exile, nda), che purtroppo dovetti mandare via dopo circa due anni, perché stava entrando in un mondo di droga e cose simili, che non erano ammissibili con il mio stile di vita. Dopo di luì entrò Mauro Tollini, che diede un'impennata tecnica e di fantasia alla band. E nasce così la prima vera incarnazione dei Black Hole, un autentico trio. Abbiamo trascorso molti mesi in sala prove, suonando tantissimo per definire lo stile e le sfumature. Credo che pochi gruppi dell'epoca, avessero il nostro ritmo in sala prove. Alcune settimane provavamo tutte le sere, ed è così che è stato forgiato un repertorio solido che è durato nel tempo.
Dopo alcuni demo tape, che facevano intravedere grandi potenzialità, decidi che il passo successivo doveva essere un vero e proprio disco. Una mossa coraggiosa per l'epoca, dove pubblicare un album era una vera ed autentica impresa, non come oggi dove la stampa di un CD è un traguardo facilmente raggiungibile. Come scegli lo studio e come si svolgono le sessioni di registrazione?
Una volta preparati una quindicina di pezzi, decisi che per noi il discorso live era poco importante (infatti i Black Hole hanno fatto non più di dieci concerti), era invece fondamentale, per lanciare i nostri messaggi filosofici, fare un disco, che sarebbe diventata una testimonianza concreta. Grazie a mia sorella, entrai in contatto con un suo amico, che aveva uno studio di registrazione a Venezia. Ci scrivemmo alcune lettere per prendere accordi e dopo alcune telefonate e dopo aver visitato lo studio, fissammo le sessioni di registrazione. L'ambiente era molto bello, lo studio confortevole e mi piaceva anche il fatto che si iniziava a registrare tardi, così potevo dormire molto, cosa che mi è sempre piaciuta. Facemmo una prima settimana o dieci giorni, non ricordo bene, dove registrammo metà del materiale, poi mi venne un forte mal di gola e fummo costretti ad interrompere le parti vocali (anzi, registrai due pezzi, ma senza troppa convinzione). Così tornai da solo per cantare nuovamente quei due brani, ritoccai anche qualche arrangiamento strumentale e seguii di persona i missaggi. Fu un'esperienza molto costruttiva, alloggiavamo in albergo a Mestre, tutto a spese nostre e così ci concentrammo solo sulla musica, come dei musicisti autentici.
Parlami anche della copertina del disco, l'idea, il concepimento, il disegno, il significato.
L'immagine di copertina per me rappresenta la canzone `Spectral World´, sia nel suo contenuto sonoro che di testo. C'è un mondo che non è definito ed è rappresentato da queste bare scoperchiate, che dentro di fatto non hanno nulla, cioè solo nero, quindi "black hole". Per quanto riguarda l'aggiunta che ho fatto del tempio greco, è dovuto al desiderio di innalzare il proprio Io verso l'infinito. E per me questo tempio dava proprio questo desiderio di nobilitazione, verso qualcosa di illimitato. Anche il logo è mio. Tutta la copertina è un disegno a mano, fatto completamente da me ed i grafici della tipografia lo apprezzarono molto, tanto da riprodurlo fedelmente.
Dopo l'uscita di "Land Of Mystery", che raccoglie buone recensioni, ma non così come avrebbe meritato, fate alcuni concerti, ma il genere dark doom non vive un buon momento e così i Black Hole proseguono solo con te, che trovi in David MacAllister, un fedele compagno d'avventura. Nascono così le registrazioni che diventeranno l'album postumo "Living Mask". Come mai non uscì all'epoca?
Sul finire degli anni 80 il negozio di dischi genovese Black Widow stava per diventare una piccola etichetta discografica (Oggi è una realtà consolidata nel mondo, ma Robert non lo sa!!, nda). Mi incontrai con alcuni di loro, mi sembra ricordare a Riva Del Garda, per discutere la possibilità di stampare `Living Mask´, che loro avevano ascoltato in anteprima. Mi dissero che questo mio desiderio di andare "oltre" nella ricerca del suono, aveva stravolto il prodotto e l'idea iniziale. Insomma come tutti i discografici avrebbero voluto un `Land Of Mystery´ 2, ma questo non rientrava nelle mie vedute e quindi rinunciai. Mi chiesero addirittura di risuonare le parti di batteria in acustica e non elettronica e di fare alcune modifiche strutturali. E siccome avevamo già speso molto di più del primo album (lo studio era lo stesso, ma era diventato da 24 a 48 piste, e quindi più costoso), mi sembrava un'operazione senza senso. E così gli dissi testualmente "Se lo volete pubblicare, i nastri sono questi, se non lo volete pubblicare pazienza, chissà che un domani non si faccia avanti qualcun altro". Cosa che poi è successa, visto che dieci anni dopo è uscito con la tua Andromeda Relix.
Il fatto che la tua arte sia stata rivalutata in tutto il mondo e che gruppi di ogni angolo del pianeta, pur se a livello underground, vi citino come una delle band più originali e creative del dark di sempre, cosa ti provoca? Orgoglio, rabbia, rammarico?
Essendo usciti dai circuiti artistici da anni, sono molto sorpreso da tanto clamore. Pensa che sono stato avvisato da un amico che il nome Black Hole è spesso menzionato nel mondo di internet e così mi sono letto quasi tutto quello che ci riguarda. Ci sono molte critiche positive e qualche piccolo appunto, forse un po´ troppo malizioso, ma io accetto tutto, anche perché quello che hanno detto è quasi sempre vero. L'unica cosa che non accettato, non ricordo chi l´ha scritta, è che io avrei scritto "Angel Of Lucifer" sulle note di "Phantom Of The Opera" degli Iron Maiden. Io credo che ci sia forse il giro di intro somigliante, addirittura nel nostro pezzo ci sono dei passaggi jazz, che non c'entrano niente con i Maiden, che comunque ascolto ancora adesso. Io avrei copiato il pezzo di sana pianta, questa non mi è piaciuta, l'ho trovata una cosa di cattivo gusto. Anche perché se uno le ascolta, vede subito che sono cose diverse. Per il resto la cosa mi ha dato orgoglio e forse c'è il rammarico di non essere nato dieci anni dopo, perché magari mi avrebbero seguito meglio, visto che il mio stile non era più così strano, soprattutto per i discografici. Forse avrei avuto una vita musicale diversa, più vicina a quello che all'inizio della storia speravo di poter fare.
Terminata l'avventura con i Black Hole hai quasi abbandonato del tutto la musica, anche come semplice ascoltatore. Perché? Soprattutto considerando che suonavi, organizzavi concerti (memorabili quelli di Death SS, Crying Steel, Steel Crown, ma anche tanti altri), dirigevi la fanzine Metal Thunder. Insomma un vero trascinatore, che all'improvviso decide di scomparire dalle scene.
La domanda è molto bella, ma non c'è un vero ed unico motivo. Certo, la delusione del contratto firmato e mai concretizzato con la canadese (americana, nda) King Klassics Records, fu una vera mazzata, anche perché spedimmo due nastri originali di pezzi, di cui non avevo tenuto duplicati e fu un errore gravissimo. L'idea era di contribuire ad una compilation e poi di pubblicare un album tutto nostro, questo successivamente a "Land Of Mystery", perché prima ci avevano sentiti e poi si sono interessati a noi. Ma dopo aver spedito i pezzi, non abbiamo mai sentito più niente, un grosso errore ed una grossa ingenuità. Con Daniel MacAllister si era creato un rapporto splendido, forse troppo viscerale, seguiva la mia ideologia musicale ed anche come amico in modo totalizzante, pensa che il pezzo "Dark Theatre" l'ha scritto quasi tutto lui, io ho solo aggiunto qualche dettaglio e questo ti fa capire, quanto si fosse messo sulle mie orme, se pensi che io lo considero una delle cose più tetre e suggestive mai fatte dai Black Hole, con questo marasma di suoni intrecciati tra tastiere ed una marea di chitarre metalliche e con dentro anche numerosi effetti. L'abbandono è nato anche con un senso di rifiuto, su cui non mi sono fatto domande ed ho staccato la spina e mi sono dato ad altre passioni, sono tornato ad allenare a calcio ed ora sono innamorato di tutti gli sport meccanici, automobilismo in testa. Ogni tanto mi affiora l'dea di quel fantomatico terzo album, che doveva concludere la trilogia su cui era stato concepito il progetto dei Black Hole. Ma per ora non ci sono sbocchi, anche se vedo che i Deep Purple suonano ancora e quindi...
Hai trovato qualche band, in tutti questi anni, che ti ha emozionato? Per te è davvero morto il rock?
Qualche volta mi capita di ascoltare qualche cosa di interessante, ma si tratta di pezzi singoli, che non ho mai la volontà di andare ad approfondire. Anni fa, dopo aver venduto tutta la mia discografia in vinile, come dicevo prima ho staccato la spina e solo da qualche tempo, ho ripreso ad avvicinarmi all'ascolto con gusto, comprando i miei gruppi preferiti in versione DVD. Ecco in questo momento è l'aspetto live che mi intriga, soprattutto delle band che hanno segnato la mia crescita artistica. Personalmente credo che il ventennio che è andato dal 1970 al 1990, diciamo anche 1992, è qualcosa di fantastico, c'è stata tantissima creatività, anche attraverso le perversioni del punk e di certa new wave istrionica, anche se non sono più coinvolto più direttamente, nel senso di scrivere o suonare, quel periodo ce l'ho nel cuore e quando ascolto quella musica, è come se fosse successa l'altro giorno. Invece sono molto refrattario al dark rock di questi anni, perché non aggiunge niente a ciò che noi esprimevamo in passato, è come un rimescolare cose già fatte. Facendo dei nomi fondamentali, sono i soliti, Pink Floyd, Black Sabbath, Led Zeppelin, Van Der Graaf Generator sicuramente, questi sono i gruppi che hanno segnato le mie visioni giovanili musicali. Mi piacciono ancora tanto i Tangerine Dream, perché la mia passione per l'elettronica non è mai stata nascosta e l'ho espressa nel secondo album `Living Mask´. Poi arrivando più vicini a noi e non credo di avere molta fantasia, direi sicuramente Iron Maiden, Queensryche e Dream Theater, capisaldi assoluti. Per il punk e new wave, nessuno mi ha influenzato e segnato musicalmente, perché sono sempre stato un ricercatore di suoni oscuri in chiave rock ed elettronica. Comunque certi Bauhaus, anche se non li ho mai graditi più di tanto, direi i Joy Division, soprattutto `Closer´, anche se non lo vedevo così innovativo, come certa critica diceva. Gli stessi Echo And The Bunnyman, anche se per me la psichedelia vera rimane quella dei Pink Floyd e dei Van Der Graaf Generator. Come vedi non ci sono tanti nomi undergound, ne ho ascoltati a migliaia, ma alla fine la musica che resta è quella dei gruppi che tutti conoscono e che hanno segnato la storia. Anche per questo, anche se non nascondo che mi gratifica, mi meraviglia tanta risonanza intorno ai Black Hole.
- MARCO CAVALLINI -