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ATRIUM ANIMAE
"Quando il mondo diventerà cenere"
Luglio 2011
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Rispondono alle domande Massimiliano ed Alessia

Potreste tracciarmi la storia del gruppo?

MASSIMILIANO: Il progetto è nato nel 2007, quasi per caso. Volevamo sperimentare un progetto musicale insieme, differente dai precedenti lavori di Alessia. E da allora abbiamo continuato a lavorare al progetto fino alla fine del 2010 intervenendo continuamente sulla composizione dei pezzi.
ALESSIA: si, io venivo da altre esperienze come gli Essences e i Chirleison per rimanere nello stesso ambito musicale…negli ultimi anni ho cantato molto dal vivo con una band post rock (Adaline) e ho fatto bellissime esperienze e un cd autoprodotto. Poi mi sono cimentata nella reinterpretazione di brani tratti dall’ Opera da tre soldi di Kurt Weill/Bertold Brecht con una band di 10 elementi. E’ stato fantastico! Era la prima volta che non scrivevo le mie linee vocali! Poi è arrivato Massimiliano nella mia vita e i nostri gusti musicali erano così affini….siamo una coppia anche nella vita privata e pian piano a Massimiliano è venuta la voglia di cimentarsi nella composizione…credo ci sia riuscito..è riuscito a sorprendermi…ha scritto delle parti orchestrali veramente belle…ero davvero ispirata….

Chi ha scelto questo affascinante nome? Cosa si cela dietro l’atrio dell’anima?

M: Anche la scelta del nome è stato un processo lungo. Avevamo una lista di nomi…volevamo che fosse simbolo di confine, di luogo di demarcazione, di passaggio. In un senso più profondo, un confine tra materiale e immateriale, tra l’effimero, il mutabile e l’eterno. Questo è appunto l’Atrio, il punto di accesso, dell’Anima.

Massimiliano è il titolare del sito italiano dedicato ai Dead Can Dance; da cosa deriva una così grande passione per loro? Avete altri artisti preferiti?

M: beh…penso che i Dead Can Dance siano punto di riferimento per moltissime persone! Ho creato www.dead-can-dance.com nel 2000. Mi ricordo che non c’erano molti siti sul gruppo, ed era difficile reperire le informazioni. E’ nato cosi…Ovviamente ascolto, e ho ascoltato, molta musica e molti generi.

“Dies Irae” è pubblicato da una etichetta di culto come la Projekt Records come siete arrivati alla label di Sam Rosenthal?

M: Da quando abbiamo iniziato la ricerca di un’etichetta per la pubblicazione del disco, e pubblicato alcuni piccoli frammenti dei brani in versione demo su Myspace, abbiamo ricevuto interessanti proposte da diverse label (alcune delle quali molto note), e commenti positivi da parte di altri artisti e riviste del settore. In particolare, Roberto Alessandro Filippozzi di Darkroom Magazine è stato il nostro mediatore con la Projekt Records.
Sam Rosenthal è rimasto favorevolmente impressionato dall’ascolto di alcuni nostri brani, e ci ha invitato a firmare un contratto con lui.
Siamo felici ed orgogliosi di far parte della Projekt. Rappresenta il meglio a cui potessimo ambire.. Sappiamo quanto è difficile farne parte. Noi siamo la release n. 256 della Projekt dal 1983! E Sam è una persona splendida. Abbiamo avuto il totale controllo su tutti gli aspetti legati al nostro progetto, dalla musica all’artwork del CD, al sito web, video, immagini; cosa per noi fondamentale. Inoltre Sam è estremamente attivo per quanto riguarda tutti gli aspetti legati alla promozione del nostro disco. Siamo impressionati dalla qualità del suo lavoro.

L’etichetta discografica descrive il disco come drammatico, desolato e apocalittico. Credete siano questi i termini più giusti per definirlo?

M: Pensiamo di si… ci peserebbero aggettivi diversi da quelli che “dipingono” la sensazione di angoscia profonda…il disco non ha l’incedere maestoso tipico del genere marziale a cui siamo abituati da circa dieci anni. Rappresenta la sconfitta del genere umano; non ci sono vincitori o vinti; è un viaggio verso la morte, l’annientamento del genere umano, in attesa del Giudizio. Niente toni enfatici. Solo una percussione sorda per segnare il ritmo.

Musicalmente parlando la seconda parte dell’album mi sembra più cupa rispetto alla prima; c’è un particolare motivo?

A: Il disco è diviso in due parti. La prima parte è una descrizione delle miserie e le contraddizioni della condizione umana, attraverso il tormento e la rabbia che sfociano poi nella richiesta di vendetta per i torti subiti, e nella riconciliazione tra Dio e Uomo. Possiamo quindi dire che, in un senso più ampio, la prima parte è un’analisi del rapporto tra Uomo e Dio. Sono essenzialmente preghiere che l’Uomo rivolge al suo Dio al fine di ottenere giustizia o vendetta. Ma tutto questo sfocia nella negazione di qualunque manifestazione di segni e opere, il “Silenzio di Dio” tanto caro a Bergman…
La seconda parte è invece la rappresentazione del “Dies Irae”, il Giorno dell'Ira, attraverso la descrizione dell’Apocalisse nella profezia della Sibilla Eritrea e nel “Libro dell’Apocalisse” di San Giovanni.
E’ quindi la descrizione del viaggio dell’Uomo verso il Giorno del Giudizio.

Tre brani mi hanno particolarmente colpito: “Rex Gloriae”, “Signum Iudicii” e la conclusiva “Angelum Abyssi”. Potreste parlarmene dettagliatamente?

M: “Rex Gloriae” contiene elementi legati alla “Sacra Rappresentazione” nel teatro religioso del Medio Evo. In particolare utilizza alcuni elementi tipici dei drammi liturgici chiamati tropi, consistenti nello sviluppo di brani dialogici del Vangelo, in genere caratterizzati da recitazione alternata e dal canto corale, la cui esecuzione veniva affidata ai chierici. E’ interessante notare come queste rappresentazioni abbiano talvolta origine da miti pagani. Per capire questa commistione tra pagano e sacro, possiamo dire che ad esempio a Cagliari, il Giovedì Santo, le donne portano in chiesa piatti riempiti di cotone contenenti grano fatto crescere al buio, chiamati is nenniris; secondo alcune fonti, l’origine di questa tradizione sarebbe riconducibile al mito pagano di Tammuz e Adone, decadenza e la rinascita annuale della vita.
Il “Signum Iudicii” è invece tratto dal XVIII libro del “De Civitate Dei” di Sant’Agostino. In particolare viene descritta la profezia della fine del mondo da parte della Sibilla Eritrea. Anche in questo caso è presente una forte commistione tra letteratura sacra e profana. Il culto della Sibilla è infatti legato al potere oracolare dei culti femminili tipici dell’epoca greca e romana, convertito successivamente a potere oracolare legato al culto cristiano durante il Cristianesimo.
Le parti di “Signum Iudicii” sono estremamente complesse…ad esempio, ogni sezione del brano è strutturata utilizzando parti vocali differenti, legate al contesto, partendo da tonalità basse, proprie della parte iniziale del brano, per arrivare a tonalità da mezzo soprano durante l’esecuzione dello stesso. Nel disco, “Signum Iudicii” è il preludio agli avvenimenti futuri, la disperazione umana rappresentata dall’apertura del Settimo Sigillo in “Sigillum Septimum”, e il compimento della profezia in “Angelum Abyssi”.
“Angelum Abyssi” inizia idealmente dopo l’apertura del Settimo Sigillo. Come racconta il “Libro dell’Apocalisse”, “ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe”.
Il testo del brano non è altro che la descrizione degli avvenimenti legati ai primi sei angeli. Dalla “grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciarono sulla terra” al suono della prima tromba, all’ordine di sciogliere i quattro angeli incatenati sul fiume Eufràte da parte del sesto angelo, al fine di sterminare un terzo dell’umanità, per mezzo della “cavalleria satanica”, costituita da cavalli e cavalieri con corazze di fuoco e zolfo (“ Le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo. Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell’umanità”).
Il disco termina qui, nel momento in cui la fine ha realmente inizio…l’Avvento della Bestia (la donna e il dragone, la bestia del mare, la bestia della terra).
Ci sarebbe spazio per un secondo disco…manca ancora molto prima del momento dell’ultimo giudizio.

Leggo che il disco è stato composto e registrato nell’arco di quattro anni; quando è che capite che il brano ha raggiunto la sua forma definitiva?

M: Difficile dirlo…i brani hanno subito continui cambiamenti in funzione dell’intero contesto. Era questa la nostra intenzione. Non abbiamo trattato i brani singolarmente. E quindi ci siamo fermati quando abbiamo ritenuto che il disco aveva assunto la sua forma definitiva.
In genere ascoltiamo il disco a distanza di tempo, su impianti diversi, e separatamente. Siamo in sintonia. E quindi riusciamo a capire se qualcosa necessita di aggiustamenti o correzioni.

Una nota interna dedica il disco all’amorevole ricordo di Brenda e Marion; secondo voi, quanto i ricordi, che spesso si tramutano in rimpianti, possono influenzare lo scorrere della vita delle persone?

A: Durante questi anni la vita per me e la mia famiglia è stata molto dura e purtroppo lo è ancora. Quello che voi sentite nel disco è un grido di dolore, lo sfogo per tanta sofferenza, il piangere chi non c’è più….il silenzio dell’assenza…io non ho solo cantato “Dies Irae”… io ho vissuto nelle mie viscere l’angoscia e la paura.. ho chiesto solo perché tanto dolore… non ho la risposta…. ho fatto tante domande e per me il disco rappresenta questo…

Il tema lirico portante dell’album è il rapporto fra l’uomo e Dio; perché queste scelta? Voi siete persone religiose?

M: Siamo due persone molto diverse e che sentono il progetto ognuno a proprio modo. E appare chiaro che ricorrere ai testi sacri può avere diverse interpretazioni…e non sono rari gli esempi …pensa, ad esempio, a Pasolini, e, in particolare, al “Vangelo Secondo Matteo”…
A: …per non parlare, rimanendo in tema di classici, e questa volta in campo musicale, della “Buona Novella” di De Andrè….In sintesi, vorremmo lasciare ad ogni ascoltatore la libertà di trovare o meno delle risposte o delle sofferte domande. In realtà siamo giunti alla conclusione che “Dies Irae” non è un disco sacro, ma un disco che racconta l’interpretazione del concetto di sacro da parte degli esseri umani.

Quali emozioni e riflessioni vorreste suscitare in chi ascolta la vostra musica? E quali pensate siano le condizioni (spirituali, ambientali) adatte per assaporare al meglio “Dies Irae”?

A: Vorremmo che il disco entrasse nelle viscere dell’ascoltatore e ne lacerasse l’anima…
M: Grazie per la domanda, Marco. Il disco è complesso per composizione, struttura e arrangiamento dei pezzi. Abbiamo dato molta importanza alla fase di raccordo tra le varie parti che compongono un brano (i pezzi sono molto lunghi), e alla fase di transizione tra i brani stessi.
Tutto questo è avvertibile esclusivamente attraverso un ascolto del disco nella sua interezza.
“Dies Irae” necessita inoltre di attenzione e impegno. Probabilmente un ascolto in totale solitudine sarebbe la condizione ideale.
A: Vorremmo inoltre consigliare un ascolto di “Dies Irae” insieme al testo (o la sua traduzione). Abbiamo pensato di creare una sezione “lyrics” nel sito www.atriumanimae.com, nella quale leggere i testi dei brani in latino, e consultare le traduzioni in inglese e italiano. Fatelo! E’ un altro modo per apprezzare la complessità dell’opera…noterete ad esempio i cambi di voce legati ad un particolare contesto… oppure uno strumento “evocato” dal testo.…

Cosa, quanto rappresenta per voi la musica? Riuscite ad immaginare le vostre vite senza di essa?

A: Ho iniziato a cantare da quando avevo 5 anni nel coro della mia chiesa. Sono stata fortunata perché i francescani amano la musica e io e le mie due sorelle, mia cugina, la mia migliore amica, tutte ad imparare le tecniche del canto sin da così piccole…poi il conservatorio, poi gli Essences, gli Adaline, i Chirleison, i Musica Dannata e ora finalmente Atrium Animae…il mio progetto più ambizioso forse, ma quello che più mi ha liberato dall’oscurità e dalla paura del “dopo”…non potrei mai immaginare la mia vita senza musica….anche solo il respirare ha un suo ritmo e cadenza…

Credo che la vostra musica sarebbe molto adatta ad un film o documentario gotico o comunque dal sapore mistico; avete  mai preso in considerazione l’opportunità di realizzare un DVD con suoni ed immagini strettamente collegate fra loro?

A: Crediamo che la nostra musica si completi con le immagini. Partecipare alla colonna sonora di un film sarebbe la realizzazione di un sogno.
Attualmente stiamo valutando l’idea di realizzare un film con la musica di “Dies Irae”, da proiettare in concomitanza della presentazione ufficiale del disco.
M: Stiamo già lavorando a questo con l’aiuto di altri artisti…l’idea è quella di un film realizzato attraverso sette corti, con musiche, ovviamente, nostre. Nel frattempo è già disponibile online il trailer ufficiale di “Dies Irae” (guardatelo sul nostro sito ufficiale www.atriumanimae.com, e su YouTube, Facebook e MySpace). Non è escluso che parte di questo materiale verrà utilizzato per la realizzazione del film.
Per ora la produzione dell’opera è in sospeso, ma speriamo di avere delle importanti novità a breve…

Grazie per l’attenzione; lascio a voi le parole finali.

M: Grazie a te Marco per la splendida recensione, per la pazienza, e per le bellissime domande che ci hanno permesso di mettere in luce alcuni temi che probabilmente non risultano palesi durante l’ascolto del disco.
E un caro saluto a tutti i lettori di Spectra – Decadent Music Webzine.
Consultate periodicamente il nostro sito www.atriumanimae.com, e iscrivetevi alle nostre pagine su Facebook:
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- MARCO CAVALLINI -