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IMAGO MORTIS
"Da quella falce nessun sfugge..."
gennaio 2015
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Risponde Abibial bassista e cantante


Ti va di presentare gli IMAGO MORTIS ai lettori del sito?

Gli Imago Mortis nascono dalla mia volontà, Abibial (basso & voce) e da quella di Maelstrom (chitarra) nel 1994. Gli intenti che hanno animato sin dal principio la creazione della nostra nera congrega risiedono in una profonda volontà di poter esprimere attraverso l’arte musicale la nostra naturale propensione verso argomenti neri ed occulti. Dopo un periodo di assestamento di line up durato un paio d’anni siamo approdati alla registrazione di diversi demo tapes, la partecipazione ad innumerevoli compilations e ad uno split. Nel 2005 firmiamo per la cult label francese Drakkar Productions (Watain, Tsjuder, Vlad Tepes, Unpure, Mutiilation, Black Funeral, Beastcraft, Nidsang, Decayed, Abigail etc…) un contratto che dura ancora oggi, per la quale abbiamo rilasciato quattro album ed un ep: “Una Foresta Dimenticata” cd 06, “Mors Triumphalis” cd 07, “Ars Obscura” cd 09, un EP 7” “Sgàbula” 12 e l’ultimo cd “Carnicon” nel 2014. Gli Imago Mortis attualmente comprendono il sottoscritto, Scighèra (chitarra), Faust (chitarra) e Axor (batteria).

“Carnicon” arriva giusto al compimento dei 20 anni di carriera del gruppo; l’avreste mai immaginato quando formaste la band di andare avanti così a lungo?

L’esistenza è fatta di scelte consapevoli od inconsapevoli. Quando la prima formazione della band pian piano si sfaldò mi trovai davanti ad un bivio, se continuare con ostinazione questa progenie oscura o lasciare all’oblio ogni cosa. Scelsi di proseguire il cammino intrapreso attorniarmi di nuovi adepti. Oggi con il senno di poi e guardandomi indietro sono orgoglioso della scelta che intrapresi, e questi 20 anni sono qui a dimostrarlo.

I vostri brani sono lunghi e strutturati; come si sviluppa il loro processo creativo? Quando capite che la song ha raggiunto la sua forma definitiva?

Non abbiamo un vero e proprio vademecum compositivo. Usualmente, in una fase del tutto casuale, inizio un percorso di meditazione, studio ed approfondimento che può durare settimane o mesi. Durante questo periodo entro in contatto con energie oscure che mi guidano alla stesura ed espressione delle liriche. Successivamente inizia il lavoro di sala prove, dove in un processo quasi alchemico le liriche si incastrano sull’impianto musicale che viene estratto dalla nostra libera espressività. Nel tempo avvengono migliorie e riarrangiamenti dei brani sino a quando il tutto soddisfa il nostro spirito.

Il mio brano preferito è “Il Canto del Negromante”; ti va di parlarmene un po’ più approfonditamente?

Personalmente anche io trovo il brano particolarmente espressivo e suggestivo. Il tema del brano è ispirato ad un fatto realmente accaduto a Bergamo e dintorni nei primi decenni del ‘600. A quel tempo un sacerdote, un tal don Simone Bagheris, parroco di Sant’Agata in Bergamo alta, anziché dedicarsi alla cura delle anime, si dedicò con avidità allo studio delle arti occulte. Nel tempo divenne un potente Negromante la cui fama divenne sconfinata. Denunciato dalla popolazione e da cupe dicerie sulle sue pratiche, il Santo Uffizio lo fece incarcerare nelle prigioni episcopali dove morì nella notte fra il 30 e 31 dicembre del 1612. Dalle mura del carcere lo spretato però fece a tempo a far dottrina delle sue arti e formò degli adepti che una volta usciti di prigione si unirono a congrega per ottenere favori materiali attraverso la magia e l’aiuto del Maligno. Durante uno dei loro riti vennero scoperti, processati e condannati a morte. Nello specifico delle liriche del brano il Negromante dalla sua cella ammaglia i diseredati con i suoi prodigi e arcane narrazioni.

Produzione e suoni, specie quello delle chitarre, mi sembrano azzeccati. Vuoi ne siete soddisfatti o oggi, con occhio critico, cambiereste qualcosa?

Siamo molto soddisfatti dei suoni, e a oggi non abbiamo riscontrato alcuna sbavatura o autocritica di sorta. Pensiamo di essere riusciti ad ottenere un giusto compromesso tra le vecchie sonorità Black Metal, alle quali siamo particolarmente legati, con gli attuali standard di registrazione.

Vorrei soffermarmi sulle liriche, che trovo affascinanti e scritte decisamente bene e con criterio; dedichi molto tempo e attenzione alla scrittura di esse?

Confermo le tue impressioni, dedico molto tempo ai miei studi e trasmuto essi in nera poetica, è proprio questo aspetto che dona un valore aggiunto alle nostre composizioni senza nulla togliere alla parte prettamente musicale. Dedico molto tempo alla lettura ed approfondimenti culturali e mistico tradizionali del mio territorio.

Gli argomenti trattati sono sovente leggende e storie delle vostre zone e località; a cosa si deve questo tuo profondo interesse verso esse e a che età è cominciato?

L’interesse e la passione verso il territorio non ha un momento di nascita è intrinseca in ognuno di noi, si chiama senso di appartenenza. Il tempo può solo affinarlo o distoglierlo ma nulla può cancellarlo. Provengo, come tutto il resto della band, da realtà rurali e di provincia, dove il tempo è scandito dal ciclo della natura ed in essa risiedono forze e misteri, vita e morte, il sacro si unisce con il profano e le antiche saghe e leggende sono echi dell’anima.

Le montagne, le vallate e il paesaggio che ti circonda influenzano solo le tue liriche o anche altri aspetti della tua esistenza?

Come accennato nella risposta precedente ogni elemento si concatena all’altro e l’ordine cosmico pone ogni cosa al suo posto. Lo scenario che mi circonda come boschi, antiche rovine, valli, torrenti, pianure e laghi incastrati tra le montagne sono elementi che influenzano il nostro esprimerci e il nostro esistere.

Il libretto è molto curato; quanta importanza riveste l’aspetto grafico di un album per voi?

Consideriamo la musica come una forma d’arte e per questo motivo l’aspetto grafico è parte integrante di ciò che l’artista intende esprimere. In questo cerchiamo di tradurre visivamente ciò che narriamo, e cerchiamo sempre di farlo con la maggior cura possibile ed attenzione, non consegniamo nulla al caso affinché il nostro messaggio venga percepito in tutta la sua interezza.

Dove sono state scattate le intriganti fotografie del fronte e retro copertina?

Le immagini le abbiamo scattate al tramonto nella nostra zona, più precisamente presso il cimitero di Bonate Sotto (BG), dove si trovano i resti di un’enigmatica chiesa romanica dedicata a Santa Giulia. Le navate ed il tetto sono crollati secoli fa e il volgo ha deciso di allestirne un cimitero al suo interno. È uno scenario unico come si può notare dal retrocopertina. Le foto non hanno subito alcun fotoritocco di sorta, mentre l’interpretazione della nera Signora è stata affidata a Faust.

Da anni avete abbandonato il classico face painting. Non credete che il black metal e questo look siano inscindibili?

Secondo noi non più. Il face painting un tempo era una rappresentazione della morte e come tale serviva ad unire l’artista ad una dimensione sovrannaturale per riversare sul pubblico un senso di disagio e suggestione. Oggi esso è per lo più utilizzato in modo superficiale, privo di ritualità, una maschera per halloween, un trucco da wrestler oppure un look per un videogame. Noi non vogliamo essere accostati a questo tipo di usi e per questo motivo lo abbiamo abbandonato volontariamente e con decisione, senza volerne a chi lo utilizza ancora con ragion di causa.

Suonate con una certa frequenza dal vivo. Quanta importanza date all’aspetto live? Dopo 20 anni la carica con cui salite sul palco è la stessa che avevate agli inizi?

Ci esibiamo con una buona frequenza, anche se quasi sempre in contesti underground e di nicchia. L’esibizione per noi rappresenta una sorta di rituale attraverso il quale elargiamo ai presenti le energie oscure che abbiamo catalizzato. La carica che ci contraddistingue, stando ai responsi, è molto elevata. Con il tempo abbiamo affinato questo aspetto, e a oggi possiamo affermare che le nostre esibizioni sono nettamente superiori ed intense rispetto al passato.

A proposito di 20 anni passati; credete che da quando Internet è “entrato” nella musica abbia portato solo benefici (parlo di diffusione, distribuzione, promozione) o pensate il contrario?

Come tutti gli strumenti portano con se aspetti positivi e negativi. Tra gli aspetti positivi si deve annoverare il fatto che la diffusione, la conoscenza ed i contatti sono diventati più semplici e rapidi e si possono raggiungere traguardi impensabili. Di questo strumento se ne deve fare un uso e non un abuso, in quanto la troppa comodità e virtualità genera pigrizia e banalità. Sono dell’idea che il metal sia un qualcosa di carnale e passionale, un credo ed uno stile di vita in primis e non una fase di protesta adolescenziale. Internet aiuta a sapere e scoprire, ma non deve essere un fine. Si deve andare ai concerti, uscire con altri metallari e far proprio il supporto fisico, piccoli rituali che ti aiutano a capire quanto devi essere orgoglioso di essere parte di esso.

Io sinceramente rimpiango, e molto, i primissimi ‘90 quando i contatti erano via lettera o telefono, e il compra/vendita/scambio avvenivano tramite i pacchi. A casa ti arrivavano cassette, vinili e CD fisici, non mp3/audiofiles incorporei spediti da una mail all’altra. Che ne pensi al proposito?

Concordo pienamente con te, anche io ripenso con nostalgia il tape trading, la corrispondenza o la cornetta che squillava all’orario di cena. Ma sono certo che tutto ritorna pian piano, si basti pensare al positivo ritorno del vinile. Gli mp3 non ti danno quell’appagamento che ti può dare un supporto, la soddisfazione nell’averlo tra le mani per noi è impagabile, è come per un appassionato di lettura che ha tra le mani un libro con una copertina particolare con una carta di pregio, imparagonabile rispetto a un file pdf su un tablet. La musica, come la lettura, sono e devono rimanere dei piaceri, e come tali vanno concepiti, assaporati e non consumati, sarebbe troppo banale ridurli ai ritmi consumistici di questa società globalista.

Una curiosità; cosa ne è stato della tua label Natura Morta Edizioni? Avevi pubblicato dischi davvero interessarti con essa.

Ho deciso semplicemente di chiudere per assenza di tempo e aimè fondi. Non ho mai avuto grosse ambizioni, ma finché riuscivo a compensare i costi delle uscite ed aiutare la causa dell’underground nostrano potevo dare sfogo alle mie produzioni. In quattro anni ho prodotto i seguenti cd Malvento “Oscuro Esperimento Contro Natura”, Movimento D’Avanguardia Ermetico “Ignis”, Krashing “Disinterment 1987-1993”, coprodotto i Fosch con “Ghèra öna öltà...” e prodotto i Mortifier “Darkness my Eternal Bride”. E’ stata una bella esperienza e mi ha regalato molte emozioni.

Il 2014 è terminato pochissimi giorni fa; ti va di dirmi i dischi che più ti hanno colpito nell’anno appena concluso?

Mi è piacito molto “Dæmonarchrist” degli Heretical, “Feretri” degli Abysmal Grief e “Rovine e Disperazione” degli Infamous, questi sono i primi album che mi vengono in mente ora.

Grazie per l’attenzione; lascio a te le parole finali.

Ti ringrazio per lo spazio concessoci e l’interessante intervista. Come consuetudine invitiamo i lettori ad assistere a qualche nostro rituale. Per qualsiasi informazione potete contattarci attraverso il sito web: www.imagomortis.net oppure seguire le nostre attività via facebook: www.facebook.com/imago.mortis.94 e ricordate che da quella falce nessun sfugge…

- MARCO CAVALLINI -