Ciao Marco, la prima domanda sicuramente te l’aspetti, ma è d’obbligo. Come mai una così lunga attesa?
Nel 2007/2008 ero un po’ stanco dei Deinonychus e del Metal in generale. Avevo una sensazione assurda ogni volta che provavo a mettermi al lavoro ad un nuovo brano. Non avevo motivazioni e non mi piaceva nemmeno ascoltare Metal in generale… Così semplicemente ho messo il mio progetto a riposo per un po’ cercando di esplorare altri lidi ed altre sensazioni musicali che mi facessero stare bene.
Oggi le cose posso dire che sono diverse… i Deinonychus mi fanno ancora stare bene ed è arrivato il momento di porre fine a questa lunga pausa.
Quando hai avuto la sensazione che era arrivato il momento di iniziare a scrivere e registrare un nuovo album?
All’inizio del 2016 le cose sono cominciate ad essere più certe nella mia testa e nel mio animo. Ero pronto a dare nuova vita ai Deinonychus… Qualcosa di simile era già nato nel 2011 ma poi le condizioni generali non erano ideali.
Cinque anni dopo tutto era pronto a questa nuova ripartenza ed il nuovo album ne è il risultato più evidente.
Tu sei uno di quegli artisti che crea un album solo quando ha veramente qualcosa da dire e non quando il mercato lo impone. Cosa vuoi esprimere con questo nuovo album e sei soddisfatto del risultato finale?
Ritengo che la stragrande maggioranza dei miei album siano fatti di emozioni pure e siano terribilmente spontanei… lo stesso è successo per questo album. Non c’è mai una ragione precisa che mi spinge a creare una song o a far uscire un album… Questo lavoro è anch’esso molto emozionale, ma anche molto deprimente e negativo nella sua atmosfera generale. Lo cercavo così e così è uscito. A volte credo che è tutto fatto con l’animo, ma sempre guidato da un pensiero e dalla ragione… e sì, sono davvero soddisfatto di come è venuto fuori!
In che modo si è sviluppato il processo compositivo durante tutto questo lungo silenzio? Ed è stato naturale e semplice per te comporre e registrare un nuovo album dopo così tanto tempo o ci sono state difficoltà?
Beh, ad essere onesti, se prendi una chitarra in mano dopo 10 anni dall’ultima volta che lo hai fatto, le cose sembrano essere davvero complicate. Così, quando ho iniziato a suonare le prime note, ho pensato di lasciar perdere… ahahah… ma ben presto ho avvertito le giuste vibrazioni, e le cose sono andate avanti per la loro strada in maniera semplice e veloce.
Non avevo nessun progetto di come le canzoni dovessero suonare o in che direzione dovessero andare… tutto è accaduto in maniera estremamente naturale.
C’è un particolare significato dietro il titolo dell’album?
Credo che il titolo dica già tutto in ogni contesto possibile.
C’è una ragione particolare dietro l’estrema violenza di songs come “Life Taker”, “Dusk” e “Silhoutte”?
Non è stato assolutamente intenzionale e non ci sono ragioni particolari dietro tutto ciò, è semplicemente successo… alcune cose ti assicuro semplicemente accadono!
Il colore predominante della cover e dell’intero artwork è il nero. C’è una ragione particolare dietro questa scelta?
Dovresti chiedere a Francesco della My Kingdom Music perché se ne è occupato lui. Alla fine il risultato è davvero molto più “nero” di quanto me lo aspettassi, ma ha il suo perché… la sofferenza che traspare nell’album continua anche quando lo hai tra le tue mani.
Dopo 10 anni la cosiddetta scena Metal estrema è sicuramente cambiata rispetto a quella che hai lasciato. Quali similarità e differenze ci sono tra quel mondo musicale e quello attuale?
Le similarità mi hanno sorpreso davvero ed è il fatto di vedere quante persone della vecchia scena ancora girano e sono attivi oggi. La più grande differenza rispetto agli anni 90 è il fatto che quello spirito magico ed a tratti arcano e mistico, oggi non c’è più. E non punto il dito verso persone in particolare o verso la scena in generale. Ritengo sia semplicemente dovuto al fatto che a vita spesso ti porta a crescere, a diventare più maturo, ad avere altre esigenze e quindi ad approdare su altre rive.
Chi era Marco nel 1992 e chi è oggi Marco nel 2018?
Credo solo di essere stato un ingenuo e giovane ragazzo ed oggi nient’altro che un ragazzo un po’ più vecchio (^__^)
Dietro di te ci sono 25 anni. Guardando indietro a tutti questi anni hai qualche rimpianto o faresti esattamente tutto quanto allo stesso modo?
No, ci sono sicuramente cose che avrei voluto fare in maniera diversa vedendole dal punto di vista di oggi …. Capisco oggi quanto la mancanza di esperienza in studio, la mancanza di soldi e tempo abbia influenzato la qualità dei primi due album. Oggi li farei in maniera diversa sicuramente. Ma di nuovo, ciò che è fatto, è fatto… Non li rimpiango, anzi… sono stati momenti fantastici ed ancora li ricordo con emozione.
Sei ancora in contatto con bands o persone che hai conosciuto nei primi anni della tua vita con i Deinonychus?
Sì, con alcuni. Qualche contatto perso l'ho ritrovato ora dopo tanti anni, soprattutto per il fatto che i Deinonychus sono di nuovo attivi. La cosa è davvero fantastica, te lo assicuro!
Qual è il segreto che ti permette di essere ancora così a livelli altissimi dopo tutti questi anni?
Non lo so esattamente. Cosa posso dirti… io faccio le cose con profonda passione e questa finirà solo quando io cesserò di esistere.
Una curiosità: il progetto NIHIL NOVI SUB SOLE è ancora attivo o si tratta di un episodio chiuso della tua vita musicale?
È stato qualcosa che mi ha aiutato molto nel periodo in cui con i Deinonychus non ho fatto uscire nulla, ma ad oggi lo possiamo considerare un episodio chiuso. In ogni caso a Marzo del 2017 è uscito un nuovo EP ed a breve dovrebbe uscire un secondo album per la tedesca Lichterklang, ovvero il seguito di “Jupiter Temple” uscito nel 2010 per My Kingdom Music/ Lichterklang.
Grazie della tua attenzione. A te le parole finali.
Grazie a te per la bella intervista e per il supporto, ti auguro davvero il meglio.
E per chi ama vivere sul filo del rasoio, comprate “Ode to Acts of Murder, Dystopia and Suicide” e vedrete che alla fine del tunnel c’è una luce…
- MARCO CAVALLINI -