Avevo intervistato Francesco in occasione del decimo anniversario della label e mi ritrovo oggi a chiacchierare di nuovo con lui quando di anni ne sono passati 20. È sempre un enorme piacere parlare con lui perchè non si cela mai dietro un non detto e svela anche momenti personali davvero interessanti per capire cosa c'è dietro un'etichetta che ormai è parte della musica estrema italiana e non solo.
Risponde alle domande Francesco Palumbo.
Ciao Francesco, dunque venti anni di attività; l'avresti mai detto quando hai creato My Kingdom Music?
Ciao Marco. In realtà non mi sono mai posto un limite o una scadenza. Ho iniziato questo lavoro per passione pensando di farlo fin quando questa mi avrebbe accompagnato. Col tempo è diventato un lavoro vero e proprio ma ho la fortuna di riuscire a considerarlo ancora una passione. Il fatto di emozionarmi ancora alla scoperta di una band, di esaltarsi come un ragazzino quando questa accetta di far parte della tua etichetta, di lavorare fino a notte fonda per completare un lavoro grafico o finire un video è segno che nonostante le difficoltà, gli anni che passano inesorabilmente, le differenze che ci sono rispetto agli inizi, la voglia di amare questa musica non mi ha ancora abbandonato.
C'è un evento particolare della tua vita che ti ha fornito l'input per dare vita alla label? Quando hai capito che non ti bastava più solo ascoltare la musica e parlarne sulla tua fanzine Vampiria?
Con Vampiria magazine, soprattutto con gli ultimi due numeri, il mio modo di confrontarmi con la scena musicale è diventato molto più professionale. Ho iniziato ad avere contatti con decine di etichette discografiche, con decine e decine di fanzine e webzine, coi distributori oltre che con centinaia di bands per cui il terreno era pronto per spingermi oltre e tentare quest'avventura. Il fatto poi che fossero allegati al magazine delle CD compilation, mi ha permesso di entrare in un mondo che è quello meramente burocratico, fatto di SIAE, di agenzie di stampa, di tecnica di mastering, di grafica, di permessi, di pagamento di royalties, di dichiarazioni scritte, che è radicalmente più vicino ad un vero e proprio lavoro, per cui My Kingdom Music è nata come una naturale evoluzione del mio percorso all'interno della scena musicale che amavo, partita da semplice fan, passata per quella di un musicista, arrivata ad editore di un magazine e culminata ad essere il boss della mia creatura.
My Kingdom Music unisce le tue passioni per la musica e la grafica. Senza la label quali altre forme artistiche avresti abbracciato per dare voce ad esse?
Se proprio dovessi scegliere direi la pittura o la fotografia perché sono le uniche arti esclusivamente visive e solo attraverso esse potrei esprimere la mia essenza senza condizioni esterne e senza filtri. Amo chi sa dipingere, come amo chi riesce attraverso la fotografia a trasmettere emozioni uniche ma in ogni caso sono grato alla vita di avermi donato la musica come compagna di vita. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di essa, e soprattutto senza esserne parte attiva e non semplice fruitore. Amo l'Arte in tutte le sue forme ma credo che quella che riesce a completarmi e a darmi delle emozioni uniche sia solo la Musica. Se non erro Baudelaire in una sua poesia ha detto: Spesso la musica mi porta via come fa il mare. In effetti per me è davvero così, la musica ti toglie fiato, ti trascina in eoni senza tempo e senza spazio, ti regala momenti di pura magia ed estasi... senza di essa la vita sarebbe un errore (cit.). Su questo non ho dubbio alcuno.
Il codice che segna le tue releases è la parola ECHO. La trovo azzeccata in quanto nell'eco si sento il ritorno delle proprie parole, i suoni che vi sono intorno e questo può infondere forti emozioni. L'intento principale della musica è regalare emozioni, concordi?
All'inizio, quando è iniziata la mia avventura come My Kingdom Music, non sapevo onestamente che si potesse scegliere il codice delle uscite. Per cui nel momento in cui ho fatto le prime pratiche ho visto che occorreva usarne uno. Non mi andava di usare le tipiche iniziali che la quasi totalità delle label usa ma volevo dare un senso anche in questo elemento che potrebbe sembrare superfluo. Quindi ho scelto "echo", perché è una parola che mi ha sempre affascinato per il significato che ha, per il suono della stessa parola ma anche per l'immagine che crea in me, ovvero quella di un qualcosa simile alla realtà ma sempre un po' diverso a seconda di chi la percepisce. Per cui sono perfettamente d'accordo con te nel dire che la musica deve provocare emozioni. La musica va sentita, non solo ascoltata, la musica riesce a dare un colore alla vita, non importa se questo sia triste o gioioso, l'importante è sentirsi vivo e questo lo si può fare solo con la musica che si ama.
Nietzsche diceva che senza la musica, la vita sarebbe un errore... Beh non so se è proprio così ma almeno la mia sarebbe sicuramente un po' sbiadita.
Se dovessi descrivere la tua etichetta con dei colori, quali useresti?
Forse il bianco! Il bianco è il tutto ed il nulla, è l'alfa e l'omega, è l'inizio e la fine delle cose. In un certo senso è la libertà di una tela su cui va dipinta la tua emozione. Mi auguro che la musica che produco possa dare alle persone questa libertà.
Ci sono etichette discografiche con le quali i rapporti creati fin dai primi anni sono tuttora attivi?
Certo, ce ne sono varie sia in Italia che all'estero anche se molte hanno cessato di esistere. Purtroppo la crisi discografica ha mietuto vittime un po' ovunque e molte di esse semplicemente non hanno potuto reggere al fatto che la musica ed il mercato che vive intorno ad essa è notevolmente mutato negli anni. Con questi però continuo ad avere ottimi rapporti e spesso ci confrontiamo su come andare avanti, sul dare e ricevere consigli, critiche, su come evolve il mondo che inevitabilmente ci appartiene.
Al contrario di tante etichette underground, le tue uscite non sono calate negli ultimi anni. Ritieni fondamentale non perdere il "ritmo"?
Non so se è una questione di ritmo o meno. Dal mio punto di vista l'unico ostacolo è il fattore economico ed ovviamente il tempo che ho a disposizione per curare promozione e distribuzione dei prodotti che faccio uscire. Ogni anno che passa però cerco di concentrarmi sempre di più su pochi lavori validi che riescano a dare qualcosa in più alla scena ed anche a me come persona ed ascoltatore.
Hai fiducia in un possibile ritorno dell'interesse all'ascolto del supporto fisico o ogni speranza è vana?
Ormai si è creata una sorta di separazione generazionale tra chi ha qualche anno in più e continua a comprare CD e vinili, e chi ha qualche anno in meno che trova la propria musica sulle varie piattaforme digitali. Il supporto fisico è diventato una sorta di pezzo da collezione per cui viene sempre più curato nei minimi dettagli, ma davvero non credo si arrivi ad un ritorno a tempi in cui chi ascoltava musica aveva la sua bella pila di materiale fisico. I tempi sono cambiati, i modi di ascoltare musica pure, i supporti da cui farlo ancora di più... per cui direi che va bene così, sarebbe bello se chi ama un disco lo acquistasse in un formato fisico, ma capisco perfettamente anche chi non lo fa.
Sul lato artistico la soddisfazione odierna è pari a quella che provavi agli esordi?
Direi che sono soddisfazioni diverse. All'inizio la passione prevaleva sul lavoro. La scoperta di una nuova band, la realizzazione del prodotto, la sua promozione e divulgazione agli altri aveva un senso molto primordiale e il feeling che si avvertiva era un misto tra quello di un fan e quello di un addetto ai lavori. Oggi per forza di cose l'aspetto lavorativo tende a prevalere (o almeno deve farlo altrimenti si chiude in due giorni), ma ti assicuro che in alcuni momenti, con qualche band e con alcuni album quel sentimento da ragazzino innamorato delle cose che fa, ritorna prepotente.
Un tuo commento su queste due frasi. La prima: "La malinconia è la felicità di sentirsi tristi" (Victor Hugo).
Ho sempre avuto un certo fascino per la malinconia, non l'ho mai considerata una cosa negativa anzi il più delle volte è il momento di maggiore espressione della propria contemplazione. Spesso si considera la malinconia come una manifestazione della depressione, io penso che spesso sia l'atto che ci permette di riflettere su noi stessi, una sorta di finestra sul nostro mondo interiore; è inoltre un input alla creazione, uno spleen come diceva Boudelaire, un ponte tra la realtà e il nostro subconscio che porta la sofferenza ad essere energia creativa.
La seconda: "La nostalgia è il letto secco del fiume che continua a ricordarsi le carezze dell'acqua" (F. Caramagna)
Frase stupenda e condivisibile. La nostalgia è l'angolo della nostra anima che ti porta ad isolarti dalla realtà per affondare nei ricordi e nel passato. Romano (Carlo Verdone) ne "La Grande Bellezza" dice: "Che avete contro la nostalgia? È l'unico svago che ci resta per chi è diffidente verso il futuro". Aggiungerei, per riallacciarmi alla domanda precedente, che è anche l'unico rifugio per chi adora essere malinconico.
Nella vita, si sa, i gusti musicali e artistici cambiano. Vorrei quindi chiederti quale consideravi il tuo disco per eccellenza quando avevi 20 anni, quando ne avevi 30 e oggi che hai superato i 40. Cosa ne pensi di quelle persone che ascoltano gli stessi gruppi e generi musicali per tutto il corso della loro vita?
È una scelta davvero complicata anche perché i dischi segnano spesso non solo una fase della tua vita ma l'intero percorso che uno fa. Dischi che ignoravi a 20 anni oggi ti sembrano imperdibili e viceversa. In ogni caso tendo a legarli a fasi della mia vita che per un motivo o per un altro anno come colonna sonora quei dischi e gran parte della musica che mi ha accompagnato e che ancora lo fa, è legata ai primi anni quindi dai 15 ai 30 e lì è concentrata gran parte della musica che ancora oggi ritengo imprescindibile per quello che oggi sono e sento.
Ti dico quindi un po' di titoli che mi hanno a loro modo segnato, aiutato, stregato in quel preciso momento e che sono legati a me non per qualità ma perché ancora oggi ricordo le sensazioni che mi diedero nel momento in cui ascoltai le note di quell'opera uscire dalle casse nel mio stereo nella penombra delle mie sere di giovane fan:
JANE'S ADDICTION "Nothing's Shocking",
MINISTRY "Psalm 69: The Way To Succeed And The Way To Suck Eggs",
TYPE O NEGATIVE "October Rust",
KATATONIA "Brave Murder Day",
ARCTURUS "La Masquerade Infernale"
e tanti tanti altri che davvero non basterebbe un'intera intervista...
ma mi fermo qua perché so già che tra un paio d'ore ne scriverei altri.
Quali sono i tuoi dischi preferiti degli ultimi mesi?
La musica contemporanea mi butta giù... direbbe il poeta. In ogni caso 4 dischi su tutti: SWALLOW THE SUN "Moonflowers", :OF THE WAND & THE MOON "Your Love Can't Hold This Wreath Of Sorrow", EMMA RUTH RUNDLE "Engine Of Hell" ed il "mio" "Before We Vanish" dei DREARINESS un disco che mi rode l'anima come pochi. Come vedi ben poco Metal e non proprio recentissimi ahahah
Ti ringrazio per l'attenzione. A te le parole finali.
Grazie a te caro Marco, per questa bellissima intervista (come tutte quelle che fai d'altronde) e per la profonda amicizia che mi lega a te ormai da un bel po' di anni.
A chi ci legge semplicemente dico di cercare quanto più possibile di non ascoltare la musica, ma di sentirla sperando che lasci in voi segni, anche ferite magari, ma che queste siano indelebili nel tempo.
- MARCO CAVALLINI -