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MATER A CLIVIS IMPERAT
"Fra i monti Euganei mi trovai, e ascoltavo il peana
che legioni di cornacchie alzavano al maestoso sorgere del sole".
(Percy B. Shelley)
Febbraio 2023
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Risponde Samael Von Martin

Benvenuto su SPECTRAWEB; vuoi presentare il progetto? Il nome ha un significato specifico?

Salve a tutti.
I MATER A CLIVIS IMPERAT si formano nel 2008 da una mia idea assieme a Natalija Branko collega in ambito lavorativo. Con l’aiuto di Tomas alla batteria (Evol / Mad Agony) decidiamo di realizzare una sorta di colonna sonora alle poesie oscure di MartaTelatin, poetessa e cartomante ma poco dopo, quest’ultima rinuncia al progetto per dedicarsi alle proprie pubblicazioni abbandonando pure la vena oscura che caratterizzava i lavori del quartetto.
Poco tempo dopo anche Natalija decide di dedicarsi agli studi anatomici così, senza la guida della strega di Wicca ma soprattutto senza la strega nera, decido di accantonare il progetto e dedicarmi alle mie bands che necessitano di non poco tempo per la realizzazione dei lavori.
Qualche anno dopo, incontro una vecchia conoscenza, Isabella con il quale già avevo condiviso il palco nei suoi “Deusdiva”, band padovana di spicco in territorio Hard Rock / Punk facendole così ottenere una piccola collaborazione nel progetto occulto intitolato “Negatron - Tenebre”. Successivamente mi dedico alla stesura dei brani assieme a Natalija, che mette a disposizione nuovamente il proprio talento musicale ed esoterico ma soprattutto esploriamo costantemente le bellezze dei Colli Euganei immergendoci nei racconti degli abitanti del posto, i cosiddetti “Racconti del filò”. Suggestive le notti passate a “Villa Draghi” di Montegrotto Terme, nel monastero abbandonato degli Olivetani sul monte Venda e nella famigerata villa di “Schivanoia” a Castelnuovo di Teolo, tutti in provincia di Padova.
Durante queste incursioni diurne e notturne, scattiamo molte foto a testimonianza dell’esperienza, accompagnati da un’ottima colonna sonora di band come “Uriah Heep” , “Black Sabbath”, “Goblin”, “Jacula”, “Antonius Rex”, “Devil Doll” giusto per citarne giusto alcune ma anche di compositori come Ennio Morricone e Fabio Frizzi...
Con il passare del tempo, il desiderio di avere un’atmosfera più esoterico-rituale divenne necessario e fu così che portai a termine la stesura dei pezzi con l’aiuto esterno di Alessio Saglia, talentuoso tastierista Milanese ed Elisa Di Marte, noto soprano Padovano. MATER A CLIVIS IMPERAT significa letteralmente “La Madre che domina dalle colline” ed è un chiaro tributo alle terre che mi circondano, ricche di tradizioni e folclore.

A cosa si deve la scelta dell’utilizzo del latino? Consideri questa lingua fondamentale, basilare per i lidi sonori e artistici di MATER A CLIVIS IMPERAT?

Non mi piace usare la lingua inglese. L'abbiamo sempre utilizzata dai tempi degli Evol (non in linea di massima) fino ai più recenti progetti, lingua che cominciava ad essermi stretta, non mi rappresentava più anche se in verità non mi ha mai rappresentato.
In questo progetto sono io che curo la stesura dei testi quindi mi sono ispirato ai canti antichi, a scritture come il “Codex Gigas”. Inoltre il latino ha fatto assumere all’opera un valore arcaico, esoterico e rituale. Non escludo che in futuro adotteremo la lingua italiana o il dialetto veneto.

Le note interne dicono che il disco è stato ideato nel corso di un decennio ed è stato registrato nel 2020. Immagino avrai accumulato moltissime idee durante lo scorrimento del tempo. Quando e in base a cosa hai capito che era giunta l’ora di dare forma definitiva al tutto?

Come ho spiegato prima il progetto è nato da una mia idea nel 2008 ma poi per varie vicissitudini ho dovuto accantonare le composizioni in favore ad esigenze di altri progetti in corso. Parlo del capitolo “Negatron” con Belita Adair, personaggio controverso sparito nella nebbia e del capitolo Mad Agony con i quali proponevamo un Punk Heavy Hard-core. Sembrerà strano o forse no ma con l’avvento della pandemia mi sono trovato in maniera forzata ad avere un sacco di tempo a disposizione per via dell’orario ridotto di lavoro.
Questo ha fatto si che portassi a termine l’operato cominciato 12 anni prima, il tutto in un’aria di morte e pestilenza. MATER A CLIVIS IMPERAT si sono risvegliati in un clima malsano e particolare, un clima intriso di malattia e psicosi, quello che tutti conosciamo. In questo periodo ho capito che era giunta l’ora per creare qualcosa di talmente “non” innovativo da aver ottenuto il risultato contrario. L’orchestra in questione è il frutto di molte influenze storiche e classiche tanto da avere una propria personalità anche se in molti ci paragonano agli Jacula (che comunque adoro).

Fra le sua caratteristiche, “Atrox Locus” ha, a mio avviso, un alone malinconico; è solo una mia sensazione? C’è un motivo particolare dietro ad esso?

Hai colto perfettamente la sensazione. Atrox Locus viaggia su scale minori ma non solo, dietro alle composizioni c’è uno studio sonoro non indifferente come il “Diabolus in Musica” o il semplice accostamento della musica classica a quella “Moderna”. Niente di innovativo ci mancherebbe però anche i brani più “allegri” o comunque movimentati, mantengono una tensione emotiva come se stesse per succedere una catastrofe, se qualcosa stesse per andare mal fine. Parlo dei brani convenzionali come “Witchcraft” o “Idola Tribus”. In altri la malinconia è evidente soprattutto quando canta la soprano dove pervade un senso di desolazione e tristezza, di abbandono. Il motivo è probabilmente intrinseco e fa parte della mia personalità ma molto è dovuto all’emozione oscura che si prova frequentando certi luoghi o costruzioni. Difficilmente la nebbia del Polesine o le ville abbandonate creano sentimenti allegri, superficiali o frivoli.

Isabella ed Elisa; fin dalla creazione di MATER A CLIVIS IMPERAT avevi deciso di affidarti al cantato femminile?

Si, nel modo più assoluto. Ispirandomi ai “racconti del filò” che narrano di folletti, malocchio e streghe, non potevo fare a meno di un narrato femminile e di un soprano per musicarlo.

Le liriche sono affascinanti e forniscono molti spunti di riflessione. Tra le altre, in “Atrox Locus” recita: “Vite che passano oltre, attraversano la sfera del buio”. Mi viene da chiederti: quando saranno andate oltre cosa troveranno? Torneranno indietro o resteranno là?

Questo passaggio vuole essere una commemorazione a tutti gli avi e ai nostri affetti che riposano in terra di Tramontana. Un tributo a tutti coloro che giacciono nelle terre dell’Ombra in attesa di una nuova vita, qualunque essa sia anche se solo un ricordo. Entità libere di vagare post-mortem, di passare attraverso ere ed eoni per rivivere leggende e racconti epici. Entità come la sapienza, la cultura e la speranza, valori che sono andati quasi perduti del tutto in quest’epoca decadente che già preannunciavamo sin dai tempi degli Evol.

“La nebbia grigia sospesa nel nulla ti avvolge in un manto di freddo e tenebre” (“Dominar Oculi”). Una volta avvolti vorremo sempre essere abbracciati da esso? Non potremo più farne o meno?

A questa domanda posso rispondere solo per quanto mi riguarda… Quando vivi in Veneto non puoi non amare la nebbia che tutto accarezza ma nulla afferra. La nebbia che ti avvolge nel suo gelido abbraccio e che nasconde i tuoi peccati trasformando chiunque in ombra e rendendoci tutti uguali. La adoro. Se fosse per me vivrei in terra di nebbia perenne.

“Lo spirito è andato perduto in avanzi di cenere sparsi qua e là” (“Coemeterium”). Quando lo conobbi nel 1996, fra le tante cose, Paul Chain mi disse: “Il cimitero è un luogo che parecchia gente crede sia la porta dell’aldilà o chissà cosa; esso è invece solamente il posto dove vengono deposti i cadaveri, mentre l’energia si è già trasferita da un’altra parte. Quindi nel cimitero c’è questa assenza d’energia che se si è in grado di percepire si possono capire molte cose". Concordi con le sue parole?

MMMhhh... rispetto il signor Catena ma non mi trovo d’accordo con lui. Parlando in maniera scientifica, tutto si trasforma e nulla scompare ma basti pensare che il gas è un prodotto naturale della decomposizione organica dovuta all’azione di microrganismi saprogeni presenti nell’intestino. Nei vari stadi successivi spesso anche per via delle larve, le cavità viscerali si squarciano e le parti molli vanno incontro a un disfacimento sino alla scheletrizzazione. Moltiplica questo processo per ogni cadavere all’interno di un cimitero e possiamo ottenere di una centrale di energia... Inoltre possiamo parlare dei fuochi fatui che non sono leggenda... certo, l’origine non è ancora chiarita ma tra le varie ipotesi c’è quella dell’ossidazione del metano per via della decomposizione del carbonio che provoca la classica luce splendente chiamata chemiluminescenza.
Concludendo, il cimitero è un luogo ricco di energia in continua evoluzione. Forse l’intento del signor Catena era quello di generare un aforisma intellettuale-filosofico al quale va il mio rispetto pur dissentendo dalla sua affermazione.

Sotto certi aspetti, “Atrox Locus” presenta un alone cinematografico, appare come una colonna sonora per un film. L’orrore, il gotico, il thriller nel cinema, nelle letteratura, nella musica e nell’arte hanno da sempre molti estimatori. Spaventano, ma attraggono al tempo stesso. Hai una tua idea, una spiegazione al riguardo?

Come no. Io stesso sono attratto dall’orrore nell’arte che mi distrae dall’orrore quotidiano, quello vero e spaventevole. Ti svelo un aneddoto: da bambino per sbaglio rimasi davanti alla televisione di notte e mi imbattei in un film su “Dracula” con Christopher Lee; avrò avuto circa otto anni. Lo spavento fu tale quanto il fascino per quella creatura errante ed oscura. Lo spavento mi accompagnò per molto tempo a venire ma quella sensazione creata da un’emozione così forte presto diventò una specie di droga tanto da voler ripetere ancora ed ancora quell’esperienza da seguire successivamente tutto il filone cinematografico che potevo trovare nei programmi dell’epoca. I film in questione mi hanno fatto appassionare anche alle colonne sonore che li accompagnavano e fu così che conobbi i Goblin, Ennio Morricone, Simon Boswell, Fabio Frizzi, Riz Ortolani… mi appassionai talmente tanto che finalmente, quarant’anni dopo, sono riuscito a realizzare la mia prima colonna sonora per un film che non esiste, appunto “Atrox Locus”.
Non a caso ho chiesto ad Enzo Sciotti di realizzarne la locandina-copertina del disco. Credo non abbia bisogno di presentazioni... parlo di Enzo, una cara persona umile e protagonista del cinema nel modo che tutti conosciamo. Che riposi in pace, a lui voglio dedicare la mia opera.

Parlando di cinema horror/gotico italiano, non si può non citare “La casa dalle finestre che ridono”, capolavoro di Pupi Avati. Una delle sue frasi simbolo è “Per lui dipingere la morte è vivere”. Quali sono le forme artistiche che ti danno la linfa vitale?

La linfa vitale per me è la morte, tragico controsenso ma anche argomento dal quale attingere a piene mani, se ne è parlato molto ma per me, mai abbastanza. La casa dalle finestre che ridono è un capolavoro del maestro Pupi Avati che stimo, sicuramente ha influenzato il mio operato assieme a “L’arcano incantatore “ e molti altri. Svelando un’anticipazione ti dirò che Vittorio Sabelli, Mastermind di “Incantvm”, “Notturno” e molti altri progetti, parlando di questi ultimi che propongono un genere depressive mi disse che questo progetto lo tiene in vita. Quell’adorabile controsenso a me familiare che adoro. La rivelazione è che Vittorio parteciperà al nuovo disco dei MATER A CLIVIS IMPERAT assieme al suo inseparabile clarinetto.
Cosa sono gli Avi o cosa sono i maestri? Gli Avi sono tutti coloro che hanno lasciato nel nostro albero genealogico le tracce di cui siamo eredi. I maestri sono quelli che guidarono l’umanità. Con estrema umiltà voglio affermare che Vittorio è un maestro ma l’umanità al giorno d’oggi sembra aver perso il bandolo della matassa facendo sembrare il nostro lavoro così piccolo da consacrarne la grandezza.

Per questo film, Avati ebbe l’ispirazione iniziale da un episodio accaduto realmente durante la sua infanzia. C’è un evento/fatto particolare della tua vita che ti ha fornito l’input per iniziare a suonare? Sei attratto fin da bambino dal lato nero dell’esistenza?

Sì, da bambino, prima dell’episodio di cui ti ho appena raccontato, ero molto attratto dai teschi umani che usava mio zio per gli studi anatomici che stava portando a termine. Ne possedeva due. Studiava medicina ed era consuetudine all’epoca possedere dei veri resti umani che conservava in una fredda cantina interrata. Passavo ore ed ore a giocarci, davo loro un nome, mi piaceva osservarli e disegnarli. Questa sorta di necrofilia, e parlo dal punto di vista romantico non morboso, mi ha fatto riflettere già in giovane età. Questo condizionò la mia vita convenzionale, portandomi successivamente a praticare studi sull’anatomia e a lavorare in ambito sanitario.

A cosa sono dovuti l’interesse e la passione per l’occultismo e le arti esoteriche? Quali i lati positivi e quelli negativi inerenti a questa filosofia di vita?

L’interesse per la conoscenza, nel modo più assoluto. Sin dai tempi degli Evol abbiamo approfondito la cosa. Non ci siamo mai considerati musicisti, volevamo solo trasmettere le esperienze e gli studi tramite la musica che è un ottimo vettore per divulgare l’esperienza. Dietro ogni mio progetto si apre un mondo arcano, dalla passione per le tenebre intese anche come tenebre dell’animo, della mente, alla passione per certi periodi storici o flagelli. Per quanto riguarda i lati positivi posso solo dire che è un arricchimento culturale e una crescita personale dell’individuo. I lati negativi, dei quali poco mi interesso e riguarda tutti noi, dal metallaro all’intellettuale, dall’artista al libero pensatore, è la discriminazione di chi vive transitando cibo e producendo sterco.
Non voglio essere supponente semplicemente credo che l’ascoltatore di Heavy Metal o chi si interessa di arte in generale, abbia una marcia in più. Arte quella vera, non la forma moderna priva di significato considerata un semplice intrattenimento come il tormentone estivo o la corrente giovanile per la quale non mi sento rappresentato. A mia discolpa posso dirti che rispetto la pittura, la scultura, la musica intelligente e qualche formula pop-techno del passato, la musica classica intramontabile per non parlare del “Dadaismo” che sembra essere superato o dimenticato.

Esoterismo e arti occulte; una volontà o una necessità? Quando ci si rende conto che la seconda prende il sopravvento sulla prima? In quel caso è meglio “fermarsi o proseguire“?

“Chi si ferma è perduto” per dirla in maniera banale. Esoterismo e arti occulte, una necessità che va oltre, come il bisogno di ossigeno. L’una è l’evoluzione dell’altra, entrambe significano “Nascosto”. L’esoterismo è una dottrina che vieta di rivelare ai non iniziati il rito, l’occultismo è l’insieme delle dottrine connesse con le forze non conoscibili ne spiegabili. Uno stile di vita che crea simposi tra gli appassionati o gli iniziati. Un percorso da seguire, la luminescenza.

Ritieni possibile riuscire a mantenere un approccio molto profondo verso l’occultismo senza diventarne schiavi, o ancora peggio, vittime?

Certamente anzi ti dirò... penso di parlare per tutti coloro che seguono queste dottrine: l’occultismo rende liberi, innalza la conoscenza e ti permette di formulare le giuste domande. Le risposte non le avremo mai. Nessuna vittima, nessuna schiavitù.

Le attività occulte “influiscono” sulla proposta sonoro/artistica? Le ritieni strettamente collegate? Una non può prescindere dall’altra?

Per quanto riguarda i MATER A CLIVIS IMPERAT le attività occulte sono parti integranti al progetto che poi in verità spazia anche in tradizione e folclore. Con questo progetto ho voluto, come già parlato, divulgare la conoscenza delle consuetudini della mia terra, dai racconti del filò ai miti dei Colli Euganei, dalla nebbia invadente alla laguna di Venezia. Atrox Locus altro non è che una fola esoterica delle mie campagne che percorrerà il cammino anche nei prossimi lavori. C’è tanto di cui parlare e probabilmente potrebbe non interessare ma io lo faccio a scopo terapeutico. Parlo per me ma posso affermare che altri condividono il mio pensiero “reciproco” e posso citare Maestri come Flavio Porrati e i suoi “The Magik Way”, Domenico Lotito e i suoi “La Stanza delle Maschere”, di Vittorio ne ho già parlato, Wally Ache con i suoi progetti, Elisa Montaldo e tutta la sua grande arte. Streghe... maghi... poeti... in verità persone estremamente intelligenti e dotate, per questo li ho scelti per affrontare il cammino assieme. Una congrega esoterica Italiana.

Antonio Bartoccetti ha definito gli atei gli “uomini meno fortunati”; cosa pensi al riguardo? Consideri indispensabile avere fede in qualcuno/qualcosa?

Avrei voluto conoscere Antonio Bartoccetti. Una personalità controversa e geniale allo stesso tempo nonché un genio musicale intriso di furbizia inarrivabile. Mi sento più d’accordo con lui che con Paul Chain perché la fede è essenziale. La fede in noi stessi ad esempio.
“Fai ciò che vuoi”. “La pia finzione secondo il quale il male non esiste lo rende soltanto vago, enorme e minaccioso. Leggere un giornale significa astenersi dal leggere qualcosa che valga la pena”. cit.

“Quelli che crediamo vivi, praticano il culto della morte. Quelli che crediamo morti, praticano qui il culto della vita” (ABYSMAL GRIEF “Resurrecturis“ - 2009). Tu quali interpretazioni dai a queste parole?

Noi siamo vivi quindi attuiamo gesti, parole e riti per ricordare i defunti: Il culto della morte. Quando sarò morto ti dirò se praticherò il culto della vita anche se credo di no. Quindi casca il palco. Gli Abysmal Grief sono una band sopra le righe (in senso positivo), dal mio punto di vista sono quella Black Metal band oltre il Black Metal, una proposta di spessore da divenire culto. Sono orgoglioso che abbiano coverizzato nel loro disco un pezzo degli Evol, “Witchlord”. Poi ognuno ha la propria visione o filosofica che rispetto. Onore a loro.

“Ciò che era in alto nel basso può stare” (THE MAGIK WAY - “In alto come in basso“ - 2015). Possono avere più interpretazioni queste parole; tu quale chiave di lettura dai ad esse?

Il genio di Nequam è criptico e di difficile lettura. Lui è il poeta tra di noi e forse l’ultimo vero poeta o come lo chiamo io “Il Profeta”. Credo si riferisca ad una sorta di Dio, spero che Flavio non me ne voglia ma lo interpreto come un passo della bibbia: “Io sono grande quanto Dio, egli è piccolo quanto me”. Il bello della musica e dei suoi testi è che quando sono “Occulti” e personali, ognuno può vedersi, immedesimarsi in base ai propri stati di animo. Onore a Nequam che mi ha regalato emozioni con il suo operato. Felicissimo di averlo coinvolto nel nuovo disco dei MATER A CLIVIS IMPERAT.

“Nel giardino senza età ho sepolto la mia anima” (L‘IMPERO DELLE OMBRE “Marmo freddo“ - 2020). In base alle tue conoscenze e dirette esperienze credi che l’anima resterà sempre sepolta o avrà la possibilità di trasferirsi?

L’anima è quella che caratterizza il nostro lignaggio di sangue. Mi spiego meglio: non credo in un’anima come ad un fantasma che poi volerà lassù o chissà dove. Credo che l’anima risieda nel cervello, perdonami ma ogni tanto trasale la mia natura scientifica. L’anima intesa come la parte spirituale di un essere vivente, quella che ti porta ad attuare scelte in base alla natura dell’essere o all’educazione ricevuta. Quell’aspetto morale che distingue l’individuo. Per quanto riguarda la band mi piace molto, sono felice ed orgoglioso che il loro cantante abbia partecipato ad un brano dei Kryuhm, capitanati da Daniele Ozzy Laurenti nel brano “Danze macabre tra i fuochi”. Sono i miei “Compagni di etichetta” anche se io sono l’ultimo arrivato e ho sempre seguito i loro passi dagli albori dei tempi.

Hai paura della morte? Cosa c’è a tuo parere dopo di essa?

No. Non ho paura della morte e per quanto possa studiare o fantasticare non saprei veramente cosa aspettarmi dopo la vita. Sai la cosa fa veramente paura? Invecchiare male. La malattia. Essere paralizzato da un’emorragia e avere bisogno di terzi per qualsiasi azione quotidiana. Non essere padroni di noi stessi. Tutti diamo per scontato una semplice cosa come camminare, portare la mano alla bocca. Ma se un giorno ne venissimo privati? Io questi casi li vedo tutti giorni per lavoro e ti assicuro che non è facile, sembra sempre che sia una cosa che “capita agli altri”. Posso dirti con certezza che la vita può stravolgersi con un semplice atto di annientamento: un incidente stradale.., un ictus, un trauma. Questo fa paura! Qualora perdessi la ragione, sarebbe meno doloroso per me ma più grave per i miei cari.

Nella musica, nella letteratura, nel cinema, nell’arte in generale, spesso gli autori dedicano le loro opere a persone scomparse. Tu ritieni importante il ricordo di chi non c’è più? Secondo te, a volte può, in alcune circostanze e in parte “influenzare” la nostra vita?

Lo ritengo importantissimo. Prima ti ho parlato del compianto Enzo Sciotti. Ma purtroppo è venuta a mancare anche Elisa Di Marte, la soprano di Atrox Locus che ha registrato anche il suo successore, la ragazza che hai nominato prima. Una donna di 31 anni, talentuosa, intelligente ed umana. La malattia l’ha spenta in meno di sei mesi. A lei sarà dedicato “Carmina Occulta” dove ha cantato e non canterà mai più anche se il suo operato non sarà come “scintille tra le stoppie”. La faremo rivivere ogni volta che la puntina del giradischi scorrerà tra i solchi del vinile. Questa notizia ha sconvolto un po’ tutti i membri dell’orchestra, lei era una mamma, una moglie e una promessa per il futuro. Non parlo dei MATER A CLIVIS IMPERAT ma era operativa nei teatri di tutta Italia.
Cara Elisa... il tempo è ciò che impedisce alla luce di raggiungerci.

Da sempre vivi nel padovano; territorialmente, il Veneto è una regione dove si alternano basse pianure, colline, montagne, laghi; si va dal caldo umido della campagna al freddo delle cime. In certe province bastano pochissimi minuti e si lascia un’atmosfera e si entra in un’altra che è l’opposto. Sei stato nei primi anni e tuttora sei in qualche modo influenzato, trovi ispirazione in queste caratteristiche?

Si, il freddo dei Colli Euganei piuttosto che l’umidità dei laghi hanno perennemente influenzato il mio modo di essere. Fino al 1984 ho vissuto in città poi mi sono trasferito nelle campagne quando ancora era viva la tradizione delle stalle; nel freddo inverno ci rifugiavamo in quei posti mentre le donne filavano e rammendavano gli abiti dei mariti i quali erano intenti a sistemare gli attrezzi da lavoro. Inverni freddi come la morte, ci riscaldavamo con un falò o con il calore delle bestie. Ascoltavo i racconti dei vecchi del posto che variavano dalle favole del passato alle critiche degli abitanti del paese. Non possedevo una consolle per potermi sollazzare nel mio soggiorno di casa e preferivo godermi tutto ciò che la natura di quei posti poteva offrire. Il loco in questione è praticamente davanti alla mia abitazione e ora è ridotto ad un cumulo di macerie, un po’ come i miei pensieri. Vivo di ricordi e dell’esperienza straordinaria che ho vissuto.

Quali ritieni siano le condizioni ideali (a livello di emozioni, sensazioni, atmosfere, umore e luoghi) per ascoltare ed apprezzare la vostra proposta artistica e sonora?

L’operato dei MATER A CLIVIS IMPERAT è di facile lettura, almeno credo. Se hai un’intelligenza critica e una certa propensione per la conoscenza ti verrà voglia di sapere quali fantasmi racchiude la mia terra... Viene spontaneo apprezzare le mie note ma lo dico con un’estrema semplicità e sincerità. Mi piacerebbe che questo progetto possa emozionare tanto quanto mi sono emozionato io nel comporlo. Per viverlo appieno? Luce di candela, un buon assenzio e un buon impianto stereo. Non dico di scegliere un maniero abbandonato, di notte e magari far partire il cellulare con Spotify. Quello sarebbe il top.

Cosa, quanto rappresenta per te la musica? Riesci ad immaginare la tua vita senza di essa?

No, non riuscirei mai. Come ti ho detto prima io lo faccio a scopo terapeutico. Per quanto mi riguarda. Se poi qualcuno apprezza mi fa molto piacere. Se non apprezza pazienza, dipende sempre dai gusti, o dallo stato d’animo. Io non voglio insegnare nulla, solo condividere un percorso esoterico che potrebbe stimolare il prossimo ad interessarsi verso un certo tipo di argomento. Magari alla propria tradizione.

Le registrazioni di “Atrox Locus” risalgono al 2020; in questi anni hai composto e stai lavorando su nuovo materiale? Vuoi anticipare qualcosa al riguardo?

Ho già composto il successore di “Atrox Locus” che appunto chiamerò “Carmina Occulta”. Ci saranno personalità di spicco come Elisa Montaldo, Wally Ache, Vittorio Sabelli, Flavio Porrati, Domenico Lotito, la compianta Elisa Di Marte... quello che chiamo “la Congrega esoterica Italiana”. Un simposio di artisti inarrivabili e che grazie alla loro umiltà hanno deciso di far parte di questo progetto che è mio... quanto loro.

Grazie per l’attenzione; a te le parole finali.

Grazie per l’intervista estremamente intelligente, colgo l’occasione per ringraziare la label di spessore “Black Widow” con i loro leader Massimo Gasperini e Pino Pintabona. Senza di loro non sarebbe stata la stessa cosa come non avrei mai divulgato il mio sapere. Li voglio ringraziare per la fiducia e per la loro professionalità . Spero di non deluderli. Concludo con le ultime novità: Ho aperto un canale su YouTube nel quale troverete un video clip di “Chori tragici” e presto posterò dei cortometraggi dadaisti con le musiche da noi eseguite ma che non faranno parte del nuovo disco. Abbiamo rifondato il movimento ormai desueto. Grazie per l’attenzione.

- MARCO CAVALLINI -