Thomas Hand Chaste e John Goldfinch sono due personaggi seminali della scena italiana. Il primo per la sua presenza dietro le pelli nei DEATH SS e con Paul Chain agli arbori della loro storia, il secondo in qualità di cantante de L'Impero Delle Ombre.
Oggi li intervistiamo quali membri dei WITCHFIELD, una band che negli anni ha saputo imporsi come emblema del Doom italico.
A loro la parola...
Benvenuti su SPECTRA. Rispetto al precedente “Sabbatai Zevi”, il nuovo album “3” appare a me più omogeneo e canzoni come “Suicide”, “Magical mysterius trip thru the stars”, “I feel down often” e “They live in the holes of my mind” hanno un forte alone malinconico. Sbaglio o è una cosa cercata/voluta?
T.H.C. - Hai perfettamente ragione: in “Sabbatai Zevi” i Cardellino non partecipano, c’è solo John in una cover dei “Quatermass” (oltretutto ottimamente interpretata andate a risentire!). Ho detto in altre occasioni che il fatto era dovuto a diversi e non pochi problemi, cosi per questo lavoro avevo chiamato altri musicisti e ad ognuno di loro avevo assegnato dei brani con cui secondo me si sarebbero espressi al loro meglio. ‘E venuto fuori un album più variegato ma facendo questo ho potuto incidere canzoni che forse non sarei mai riuscito a pubblicare, un esempio è “Falling Star”. Questo brano necessitava di una voce femminile e Tiziana Radis ha fatto un ottimo lavoro seguendo perfettamente la melodia e interpretandolo magicamente. Si non era un album omogeneo (magari è stato un valore aggiunto) ma non poteva essere diversamente c’erano 15 musicisti ospiti!
Diverso è il discorso per “3”: A dire il vero non pensavo proprio di fare un altro album sotto il nome “Witchfield” per me era finita lì ma John mi ha chiamato dicendomi che si era messo d’accordo con la B.W. per una nuova uscita. A quel punto ho accettato anche perché avevo una quindicina di pezzi che avevo composto per un nuovo album dei “Sancta Santorum” che causa i vari impegni di Steve non è andato in porto, quindi un occasione per dare a questi nuovi pezzi una vita. Apro una parentesi, io lavoro in un certo modo: in pratica compongo i brani li incido con tutti gli strumenti e arrangiamenti del caso per la voce uso il fonetico per facilitarmi il lavoro i testi li metto dopo o li mettono i cantanti che decidono di incidere il pezzo. Per “3” i Cardellino hanno scelto otto pezzi da quella quindicina e a questo punto non restava che togliere le mie chitarre, in realtà ho lasciato un assolo su “The return of the wicked messia”, e la voce. Andrea ha rifatto le chitarre, e che chitarre!! francamente a livello di suono è sicuramente uno dei migliori con cui abbia mai lavorato. John ha messo i testi e creato il personaggio di Freaky tutta opere sua. Il brano Suicide è musica di Andrea: mi aveva inviato dei brani da inserire nel lavoro e provando e riprovando ho fatto un arrangiamento di questi ed è venuto fuori Suicide sicuramente il pezzo più accattivante dell’album. Si è più omogeneo e sicuramente anche il mixaggio e il master hanno contribuito a questo risultato.
John - Si è stato come tornare a casa, c'è un grande feeling con THC ,d'altronde lui fa parte della storia , della storia che piace a noi e che ci ha formato!
“La malinconia è lo stato d’animo in cui preferiamo gustare l’ombra, perché ci sembra più vera della luce” (Fabrizio Caramagna). Condividete queste parole? Secondo voi nell’ombra a volte possiamo trovare ciò che non percepiamo nella luce?
T.H.C. - No non mi ritrovo in questa frase e non la faccio lunga andando ad analizzare parola per parola. Per quanto mi riguarda trovo più malinconia gustandomi un bel panorama soleggiato e le nuvole in pieno giorno cercando di tenermi strette quelle visioni che sicuramente non avrò più. Attenzione non confondiamo la malinconia con la depressione la prima è uno stato dell’animo anche estatico, nella seconda non vi è via d’uscita.
John - Bella riflessione. Beh tutto è prosa e filosofia se vogliamo, siamo noi come individui e la nostra sensibilita' e intenzione a fare la differenza, luce e tenebra, bianco e nero, bene e male sono elementi indissolubili , sta a noi dosarli.
Sovente per descrivere la musica e le emozioni da lei scaturita vengono utilizzati come paragone i colori e il loro significato; quali credete siano quelli che possono essere utilizzati per i WITCHFIELD? Ce ne è uno che spicca sugli altri?
John - Domanda curiosa ed interessante....il Nero ed il Viola assolutamente, ovviamente per origine e genesi dei componenti, e poi l'arancio che è il tono della cover del disco, un arancione acceso tendente al fuoco che è il fuoco che arde nel personaggio della storia Freaky, che cade piu' volte e poi si rialza sempre!
Il tema portante, la base del concept lirico è il suicidio. Come mai? Per caso qualcosa, magari in parte, vi ha inconsciamente (o al contrario consciamente) “dettato” questa scelta?
John - No nessuna dedica o ispirazione particolare a nostri cari o amici che hanno approcciato all'insano gesto se è quello che vuoi sapere. Piuttosto sono partito proprio da "Suicide" pezzo scritto da mio fratello Andrea per una band del passato che non c'è piu' dove io cantavo , gli Homo Herectus, e ho sviluppato tutti i testi che ruotavano attorno a questa figura di un personaggio fragile che tenta di ammazzarsi senza riuscirci e da li parte la sua epopea, il delirio. Mi sono calato in un atmosfera tipica degli anni 70 e dei suoi concept album, un po' come facevano Who, Genesis e Pink Floyd.
Nello scorrere dei testi e la loro descrizione, il suicidio è un atto al quale il protagonista Freaky si avvicina più volte ma poi non mette in pratica. Nella vita reale, da una lato c’è chi vede e giudica il suicidio come un atto di debolezza; altri, dal lato opposto, lo giudicano come un gesto di “forza”. Quale è il vostro pensiero, la vostra interpretazione in merito?
T.H.C. - A mio parere toglierei gli attributi debolezza e forza, in questo caso non hanno attinenza non classificano il soggetto, si può essere pavidi o coraggiosi non ha alcuna importanza in quanto l’atto viene compiuto da tutte le categorie. Il suicidio non assume nessun valore negativo o positivo, il suicidio è un atto personale senza giudizi.
John - Sono d'accordo con il mio sodale THC, non c'entra nulla avere forza o meno, e qualcosa di soggettivo difficile da capire dall'esterno, che devasta anima, spirito e volonta'.
La spiegazione del testo di “I feel down often” indica che Freaky ha raggiunto, per un certo periodo, la felicità. In quella di “They live in the holes of my mind” è scritto che si è voluto allontanare dai suoi fantasmi. I disegni a corredo delle liriche di queste canzoni lo ritraggono ammantato da un’ombra, una presenza oscura dalla quale pare non riesca a liberarsi. Una volta aperto ed entrati nel proprio lato oscuro vi è poi impossibile uscirci?
John - Si esatto proprio cosi' purtroppo, hai colto l'essenza della narrazione! Freaky si allontana da tutto e tutti, va in culo al mondo a fare il pastore e l'eremita ,fugge dai luoghi e persone tossiche per lui, dal passato , dalle droghe ma il suo mal di vivere è duro a morire e deve ancora lottare con il mostro indistruttibile della depressione e la malattia mentale.
Per musica, umori e atmosfere, la song “I feel down often” presenta forti echi del PAUL CHAIN di dischi come “Alkahest”, il secondo lato di “Opera 4th”. Proprio venti anni fa, nell’Aprile 2003, Paolo ha chiuso e cancellato completamente questo capitolo della sua esistenza. Molti ancora oggi non hanno capito e si fanno domande su questa sua decisione. Voi cosa ne pensate in merito?
T.H.C. - Quando dicono che la mia musica richiama Paul Chain ne sono contento e per certi versi anche orgoglioso ma non dovete dimenticare che nel primi anni in cui si sono formati le song’s storiche oltre a Chain c’eravamo anche noi, io Claude Galley e Sanctis Ghoram qualche cosa vorrà pur dire.
Ho conosciuto Paolo abbastanza bene e in un periodo d’oro in cui c’era molta comunicazione tra noi e in merito alla sua decisione di lasciare quella scena ho una mia idea ma la tengo per me.
John - Questo per me è un enorme complimento!
Quando lo conobbi nel 1996, fra le tante cose, Paolo mi disse: “Il cimitero è un luogo che parecchia gente crede sia la porta dell’aldilà o chissà cosa; esso è invece solamente il posto dove vengono deposti i cadaveri, mentre l’energia si è già trasferita da un’altra parte. Quindi nel cimitero c’è questa assenza d’energia che se si è in grado di percepire si possono capire molte cose“. Che idee avete riguardo le sue parole?
John - Sono assolutamente d'accordo col vecchio Paolo, poi comunque noi abbiamo (o non abbiamo) un fulcro dentro, dei recettori che si attivano in determinati contesti; ci fu un tempo quando eravamo molto in sintonia con Paul Chain....io non sono cambiato
Thomas Hand Chaste ha paura della morte? Cosa c’è a tuo parere dopo di essa?
T.H.C. - No proprio no! Mi viene solo una grande tristezza pensando che quando arriverà e non avrò finito di fare le cose iniziate, che so un brano lasciato a metà un libro ancora da leggere e tante altre , ma del resto vivere in eterno sarebbe una palla. Andando sullo specifico la morte è la molla della vita è quella certezza che ti spinge a “lavorare” a farlo anche in fretta e di buon impegno visto che non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione.
Sul tema c’è una letteratura sconfinata e altrettanti saggi, quello che ho appreso è sicuramente che dovremmo parlare e pensare di più alla morte non possiamo farci cogliere impreparati, non si tratta di vecchi o giovani parlare di essa e esserne consapevoli ci eviterebbe di fare molti errori stupidi. Dopo la morte non c’è più nulla per noi, in fisica sopravviviamo come concime ed è vero che dalla morte nasce nuova vita ma non credo sicuramente a quelle promesse di tutte le religioni sulla vita eterna e altre amenità, oltretutto avere una vita infinita sarebbe la più grande condanna per l’uomo.
“La morte non è un periodo di chiusura dell’esistenza, ma soltanto un intermezzo, un passaggio da una forma a un’altra dell’essere infinito” (Wilhelm Von Humboldt). Concordate?
T.H.C. - Più che il ricordo della persona a mio avviso è importante ricordare i fatti e le azione della persona in quanto potranno essere di esempio alle future generazioni che percorreranno la stessa strada.
John - Si certamente, io pure nelle uscite dei miei dischi non manco di tributare chi è andato "dall'altra parte" cosi' che nel ricordo e nei cuori di chi ha amato qualcuno non ci sia mai l'obblio.
Cosa, quanto rappresenta per voi la musica? Riuscite ad immaginare le vostre vite senza di essa?
T.H.C. - Non scherziamo… togli la musica arriva la morte, quella celebrale che è la più brutta di tutte. Di quella si che ho paura!!.
John - Eh questa è facile! ..."la vita senza musica sarebbe un errore" recita ad esempio uno dei tanti meme fessacchiotti che ingorgano quella fogna dei social ,ma non di meno non gli si puo' dar torto! la musica è fondamentale ,è la colonna sonora della nostra vita, i ricordi , la memoria i momenti belli e brutti sono associati ed accompagnati dalla musica si fissano come particelle fuse al nostro DNA... ed ha un valore, la musica, alto, etereo, ultraterreno, un bordone che ci accompagna sempre e per sempre, niente a che vedere con la mercificazione di essa, i fenomeni di turno e le mode dello show business.
Grazie per l’attenzione. A voi le parole finali.
John - Grazie davvero di cuore Marco, come al solito intervista profonda e diversa che tocca corde sensibili è stato un piacere a nome dei Witchfield! un ringraziamento ai tuoi lettori che spero apprezzeranno l'intervista e si incuriosiscano per questo disco e lo vadano ad ascoltare, magari scopriranno delle nuove sonorita' , noi ci abbiamo messo Anima e Cuore!
- MARCO CAVALLINI -