Risponde Flavio Domenico Porrati (NEQUAM)
Ciao Flavio, bentornato sul sito. Quali sono le ragioni principali per cui hai dato vita a questo progetto? Quale il significato del nome scelto? Cosa si cela dietro a un verbo senza fondamenta?
Ciao Marco, era un po' di tempo che volevo sondare il mondo della musica elettronica, affrontando attraverso un reading. In particolare mi interessava portare sul palco un progetto abbastanza improntato sul minimalismo sonoro, che tenesse conto della possibilità di una partecipazione da parte di altri artisti non facenti parte dei The Magik Way. Ogni mia release ormai è il risultato di un gruppo di lavoro che viene predeterminato e in questo caso è stato costituito da Alberto Malinverni, regista dei The Magik Way, Vittorio Sabelli e Erba del Diavolo. Fin da subito l'idea è stata quella di unire musica e testo ad una performance video e per un po' di tempo ho cercato di individuare quella che potesse essere la performer più adatta trovandola poi in Erba del Diavolo, cantante del Ponte del Diavolo e artista che avevo già potuto ammirare sul palco e che mi aveva fin da subito molto convinto per la sua aura carismatica. Vittorio Sabelli invece ebbi la possibilità di conoscerlo partecipando alla sua creazione denominata Incantvm e fui subito affascinato dal suo utilizzo del clarinetto come strumento di rottura e di contaminazione in un ambito come la musica estrema che è si assai libero ma al tempo stesso erroneamente legato a strumenti elettivi e non ad altri che invece possiedono una sonorità molto affascinante. La tematica di fondo invece ha a che fare con la rinuncia della parola, o per meglio dire va a pescare idealmente da un momento della storia dell'uomo in cui la parola stessa non era ancora utilizzata come fonte di comunicazione e, soprattutto, non era ancora veicolo di corruzione e mala interpretazione del preesistente. In particolare il testo verte ad una critica del tempo nostro, il tempo dell'uomo, dove la figura dell'erudito altro non è che la rappresentazione di un misero uomo, impegnato nel ripetere nozioni e preconcetti altrove letti e appresi e che non sono parte integrante del proprio essere e della propria essenza.
Ritengo che molto più di altre tue creature OGNI VERBO E' DICERIA è proprio basato sul testo e quindi sulla parola, quella stessa parola che definisci diceria. Ci vuoi spiegare questa apparente dicotomia?
È sicuramente una situazione paradossale e tu sai quanto io ami creare conflitto all'interno delle opere che realizzo.
In ogni lavoro dei THE MAGIK WAY hai detto che c'è sempre una componente autobiografica. Anche in OGNI VERBO E' DICERIA hai inserito qualcosa della tua persona?
Assolutamente. Anzi posso dire che Ogni Verbo è Diceria è quanto di più autobiografico io abbia scritto in questi anni, sia per alcune tematiche che verranno svelate più avanti, sia per alcune prese di coscienza rispetto al ruolo della parola nella mia vita e nel mio percorso personale.
Del progetto fanno parte Erba Del Diavolo come performer e Vittorio Sabelli al clarinetto. Quando e in base a quali caratteristiche hai deciso di coinvolgerli?
Alla base della mia scelta, come detto in parte prima, c'è il mio desiderio di collaborare con artisti che portino dei contenuti sotto il profilo emozionale, stilistico, che abbiano per così dire compreso alcuni meccanismi ideativi e che ne abbiano altri per acquisizione naturale. Semplicemente posso dire che Vittorio Sabelli e Erba del Diavolo riescono ad esprimere una certa intensità, ognuno con il proprio strumento, e che quella intensità si è cercato di convogliarla nel progetto Ogni Verbo è Diceria.
Una delle cose che mi ha particolarmente colpito è che per la prima volta o quasi, video, musica e parole sembrano essere parte di un unico disegno e senza una delle componenti probabilmente il castello finirebbe per crollare, o almeno non essere compreso in pieno. Era questo quello che volevi fin dall'inizio?
Ogni parte non rappresenta di per sé un tutto. Per questa ragione testo musica e performance video giocano un ruolo fondamentale per la definizione di questo "tutto". La performance video ad esempio, è nata col preciso intento di rappresentare l'estirpazione del verbo dalla natura umana, rappresentandolo ovviamente in una chiave dolorosa. Il reading invece si muove su un tappeto musicale caratterizzato da un tema portante e da alcuni momenti per così dire anarchici che avevano il compito di commentare sonoricamente l'escalation della performance. Il testo, conosce momenti di assoluto smarrimento e altri di apparente lucidità.
Fra le prime righe del libretto sta scritto "Si dovrebbe accettare che, attraverso la parola e il suo farsi gesto, sia soprattutto il falso ad essere tramandato". Ha un significato particolare questa frase? Vuole essere un avvertimento?
Tutte le verità che a me interessano non possono e non potranno mai essere veicolate dalla parola. Sono verità insondabili, che appartengono alla natura, verità che appartengono al Cosmo, e in quanto tali non possono essere rappresentate in alcun modo da quei codici che l'uomo stesso ha inventato. Anzi possiamo dire che l'uomo abbia fatto esattamente il contrario, utilizzando la parola per il proprio tornaconto e quindi facendone uno strumento di menzogna. Quelle che noi definiamo verità altro non sono che visioni totalmente parziali e momentanee.
Per descriverlo, nel testo promozionale, è correttamente scritto "Pura sperimentazione. Musica d'arte abissale e libera". La sperimentazione, l'arte e la libertà sono da sempre fra le basi della tua ricerca e materia sonora. L'abisso quale "ruolo" svolge?
L'abisso è quel luogo che ogni artista dovrebbe frequentare. È il luogo della paura e il luogo dove risulta impossibile trovare risposte. Ma è anche un luogo di caos quindi un luogo creativo, un luogo capace di spingere l'artista a ricercare un qualcosa di profondo e primitivo che si agita dentro di sé.
Il progetto sembra un qualcosa di estremamente estemporaneo anche se credo sia davvero una sorta di lato sperimentale portato ai confini dell'eccesso di quello che in maniera già molto avanguardistica proponi coi THE MAGIK WAY. Ritieni ci sia la possibilità di tenerlo vivo per future composizioni?
Nel bene e nel male tutti i miei lavori risentono del mio modo di essere e di un'idea di arte che ormai permea la mia vita. Ogni Verbo è Diceria è un unicum e non è stato ideato per avere un seguito. Tuttavia non ti nascondo che collaborare con Vittorio Sabelli ed Erba del Diavolo è stato molto stimolante. Il lato sperimentale è sempre esistito e sempre esisterà nelle mie realizzazioni.
Nella nostra intervista dell'anno scorso, in una risposta affermi che alcune tue composizioni anticipano eventi che poi ti accadono nella vita. Come vivi/gestisci la cosa? Ti incute timore o, al contrario, ti "rassicura"?
La vita è un cercarsi, è un rincorrersi fino a trovarsi. Forse mi conosco a tal punto da poter anticipare gli eventi che mi accadranno. In effetti io ho sempre avuto questa facoltà fin da bambino e nella mia famiglia non sono l'unico. D'altronde è una facoltà questa che io alleno molto nella vita di tutti i giorni e nel mio lavoro in ambito psichiatrico. Studiare e valutare ogni giorno la psiche umana mi consente di operare costantemente su questo argomento. D'altronde dall'Oracolo di Delfi fino agli studi di Jung e oltre, sono millenni che gli esseri umani hanno già compreso l'esistenza di questa possibilità. Conosci te Stesso è infondo proprio questo. Anticiparsi. Prevedersi.
Sempre nella stessa risposta, sottolinei che alcune angosce ti rimandano a ricordi d'infanzia che, immagino, siano drammatici. Di certe esperienze e le emozioni, i sentimenti provati durante esse è impossibile "liberarsene", come fare quindi a non farsi condizionare/travolgere dal loro ricordo?
I traumi infantili sono costitutivi della personalità umana che sfocerà nell'età adulta. In ogni devianza umana c'è traccia di questi traumi. Per questa ragione non tutti gli esseri umani sono in grado di affrontare le problematiche dell'età adulta senza cadere in pericolose deride psichiche. Il modo in cui io affronto questi mostri è l'agire musicale, la scrittura e ogni forma espressiva. Ma una cosa è certa: questi mostri riusciranno a condizionarmi per tutta la nostra vita. E così sarà per tutti.
"Il cimitero è un luogo che parecchia gente crede sia la porta dell'aldilà o chissà cosa; esso è invece solamente il posto dove vengono deposti i cadaveri, mentre l'energia si è già trasferita da un'altra parte. Quindi nel cimitero c'è questa assenza d'energia che se si è in grado di percepire si possono capire molte cose" (PAUL CHAIN, 2/4/1996). Concordi con queste frasi o in base alle tue dirette esperienze la pensi diversamente?
Sono d'accordo con la prima parte del pensiero ma non credo si possa parlare di assenza di energia. Chiunque abbia visto un cimitero abbandonato con lapidi risalenti magari all'ottocento, potrà invece intuire la paradossale funzione di questi, che sorgono con la pretesa di immortalare il ricordo di un caro estinto senza rendersi conto che nel tempo immisurabile della Terra il nostro esercizio mnemonico risulterà un qualcosa di infinitamente piccolo e totalmente insignificante. Personalmente invece ritengo che i cimiteri dovrebbero assumere la rilevanza di un monito, per ricordarci che la nostra vita corrisponde alla nostra morte e che noi tra 100 anni non avremo verosimilmente più nessuno a piangerci.
Ti ringrazio per l'attenzione e lascio a te le parole finali.
Grazie Marco è sempre un piacere rispondere alle tue domande.
- MARCO CAVALLINI -