Rispondono Valerio Granieri
Benvenuti e complimenti per l'album; volete presentarvi ai lettori di SPECTRA? C'è un significato specifico dietro la scelta del monicker?
Ciao, qui è Valerio, grazie per i complimenti. Siamo un progetto discograficamente giovane, nato nel 2021 da musicisti con diverse esperienze alle spalle e A Broken Heart Makes An Inner Constellation è il nostro album di esordio. Il nostro nome è la rappresentazione dell’ossimoro tra il tumulto interiore e la contemplazione estatica, che poi è quello che tentiamo di racchiudere nella nostra musica e che, fondamentalmente, ci rappresenta come persone.
I vostri brani presentano ritornelli e melodie orecchiabili e facilmente memorizzabili; è questo uno degli scopi che vi prefiggete quando iniziate a comporre?
La scrittura di Canzoni con la C maiuscola, che risentano il meno possibile delle mode e siano condizionate poco dalla contingenza è sempre stato il nostro scopo. Certo, i suoni e le scelte stilistiche e di arrangiamento possono e devono essere influenzate da ciò che ci circonda oggi perché non vogliamo in alcun modo essere considerati revivalisti o anacronistici ma il cuore di quello che facciamo deve essere il più possibile “senza tempo”: melodia, testo, anima. Vorrei che le nostre canzoni fossero dotate del potere di essere ascoltate anche tra 100 anni.
Un'altra caratteristica è l'alternanza, nello stesso brano, di porzioni delicate, soffuse ad altre ritmicamente tirate, quasi aggressive; riuscite a far convivere elementi sulla carta opposti ma che possono invece convivere perfettamente. Siete d'accordo con la mia sensazione?
E’ sicuramente vero. E’ la contraddizione della “still wave” del nome ad essere rappresentata da questa alternanza ma ci tengo a dire che non è una scelta razionale: siamo al servizio della musica, da essa comandati e ci lasciamo condurre lì dove vuole essere portata. In questa fase della nostra carriera e delle nostre vite è quello che abbiamo “visto” e sentito di dover rappresentare: domani potrebbe già cambiare, anzi stiamo lavorando a del nuovo materiale già da diverso tempo e sta avvenendo. Tutto cambia e scorre, compresi noi.
Ascoltandovi, vengono in mente i Paradise Lost dell'epoca che va da "One second" (1997) all'omonimo del 2005. Quanto ritenete importante il gruppo inglese per la storia e lo sviluppo della musica gotica, oscura, malinconica?
Non è la mia fase preferita della carriera dei Paradise Lost (escluso Host che ritengo un capolavoro) ma li considero una band fondamentale, non c’è bisogno che lo dica io. Ho ascoltato Gothic, Shades of god ed Icon fino allo sfinimento, credo di conoscerli a memoria ed essere accostati ai loro creatori è un onore infinito. Era una similitudine che non avevo colto ma non sei il primo a dircelo perciò evidentemente c’è qualcosa che mi sfugge!
Bianco e nero, la cui fusione dà il grigio, sono i colori dominanti dell'artwork e delle fotografie interne; ritenete il grigio il colore ideale per descrivere la vostra proposta?
Questo disco fatto di contrasti a volte violenti e repentini aveva bisogno di un artwork del genere, non c’è dubbio. Ma, come sempre dovrebbe essere, non si tratta di una scelta definitiva e vincolante: il prossimo full length, ad esempio, sarà tematicamente molto differente e credo che quindi ragioneremo diversamente per il comparto grafico.
Leggendo i testi si trovano frasi relative alle emozioni, i sentimenti, esperienze passate, i ricordi. Hanno qualcosa di autobiografico? Ritenete importante dare voce ad essi attraverso le note?
I testi sono miei e sono TOTALMENTE autobiografici. Sono divenuti una sorta di concept mentre li completavo ed ho capito solo dopo cosa intendessi dire: si tratta, sostanzialmente, di constatare di essere alla fine di una storia d’amore senza rendersene conto, di osservare qualcosa che sembra vivo ma non lo è e di sentirsi, per questo motivo, completamente soli senza capire perché. Ma al contempo la fine rappresenta un nuovo, differente inizio e quindi bisogna provare a dare questo tipo di significato al dolore e, quindi, vivere. Siamo esseri umani, non abbiamo scelta.
"La malinconia è il momento di maggiore espressione della propria contemplazione, un input alla creazione, un ponte tra la realtà e il nostro subconscio che porta la sofferenza ad essere una energia creativa" (Francesco Palumbo). Condividete queste parole?
Conosco e stimo Francesco ma, al di là di questo è impossibile non condividerle. Personalmente è sempre stato così: “quando sono felice, esco” come diceva Luigi Tenco.
Cosa, quanto rappresenta per voi la musica? Riuscite ad immaginare le vostre vite senza di essa?
Parlo per me: la musica è il fulcro della mia vita. Tutto ciò che osservo, vivo, per cui soffro o per cui gioisco ci finisce dentro, in qualche modo. Sono sempre in ascolto, sempre attento, sempre in fase di scrittura. Sarebbe impossibile vivere diversamente, per me.
Grazie per l'attenzione. A voi le parole finali
Grazie a tutti coloro che hanno dedicato tempo ed attenzione alla nostra musica ed a questa intervista. Non vediamo l’ora di vedervi sotto al palco. A presto!
- MARCO CAVALLINI -