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ABORYM
"Psychogrotesque"
Season Of Mist - 2010

Per il loro quinto album gli Aborym hanno deciso di concepire un concept album il cui tema portante riguarda il manicomio e la malattia mentale in generale; una scelta senz'altro coraggiosa, quasi una sfida.
Si registra un nuovo cambio della line up, mentre quello che resta (e resterà) sempre è il senso di ribellione verso le regole, musicali ed extramusicali, caratteristica base del gruppo fin dalla sua creazione.
Un unico brano (diviso in sette sezioni) di 36 minuti che, mai come in questo caso, risulta estremamente efficace se ascoltato tutto d'un fiato nella sua totalità; sarebbe sbagliatissimo saltare da un brano all'altro senza sorta di continuità, in quanto, ripeto, la grandezza di "Psychogrotesque" sta proprio nella sua globalità.
Il leader Fabban ha assunto anche il ruolo di cantante, e la sua voce si presta benissimo a narrare questo malsano viaggio verso il delirio, un viaggio che per molti avrà un sicuro inizio, salvo poi non conoscerne a fondo la fine.
Questo è davvero un album "visivo", ed ascoltandolo si ha più volte la sensazione di trovarsi nei luoghi e nelle situazioni descritti dal trio; descrizioni che faranno la gioia di chi saprà entrare nella giusta attitudine per affrontare un disco come questo.
La quarta sezione è semplicemente allucinante: una nenia nerissima dove un recitato sofferto declama un testo italiano pazzesco (l'abbattimento, lo sfiancamento, la depressione, l'apatia, ed infine la vendetta), mentre la musica in sottofondo emette suoni che penetrano lentamente, ma pesantemente, nel cervello.
Più avanti, ad una sezione techno (rimandante direttamente ai violenti electroshock che venivano spesso praticati in queste strutture) ne segue una musicalmente quasi immobile, come a descrivere lo stato catalettico che si deve provare dopo aver subito l'elettroshock sopra descritto.
Verso la fine si ode poi il suono di un malinconico carillion, e si pensa a quelle situazioni in cui ai pazienti psichiatrici si dà un contentino per tenerli buoni qualche minuto, salvo poi traumatizzarli di nuovo.
Farei ascoltare questo disco a chi vive sempre nell'ottimismo; potrebbe capire quanto è devastante e, al contempo, affascinante, il lato nero della vita.
- MARCO CAVALLINI -