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ANTONIUS REX
"Hystero Demonopathy"
Black Widow/Musik Research - 2012

“Hystero Demonopathy”, ovvero la passione e il sentimento per il demone portano all’isteria.
ANTONIUS REX ha scelto questo titolo per il nuovo album (pubblicato, non a caso, il 12-12-12), un titolo originale e, al tempo stesso, eloquente di tante realtà, molte più di quanto si possa pensare. La subdirectory è poi ancora più esplicativa, recitando “donne isteriche possedute dai demoni”.
Non lo avete mai pensato anche voi? Io sì, in quanto ho capito da molto tempo che la figura femminile ama essere dominatrice dell’uomo ma, per sentirsi ancora più padrona, la donna vuole essere schiava almeno una volta nella sua vita. E, giudicando l’uomo un debole, a chi potrà rivolgersi una donna che si ritiene “assoluta”? La risposta è giusto nella subdirectory di questo album.
Il demone inizialmente inganna con le sue delizie, ma quando crediamo di aver tratto beneficio dal suo contatto, lui colpisce all’istante le sue vittime. All’interno del disco, 9 brani + 1 traccia video (in chiusura del CD è inserito il video "Rexample" con la subdirectory di "vocals soloist & riffs pt. 1", l'inizio di una serie di video storici che verranno inseriti progressivamente anche nei prossimi album): in essi, per dipingere quadri musicali atti a descrivere situazioni ed emozioni così diaboliche e drammatiche, Bartoccetti ha concepito il disco, per certi punti di vista, più sperimentale della sua carriera; al suo interno troverete le sonorità più dure mai espresse fino ad oggi dagli ANTONIUS REX, e al tempo stesso ascolterete alcune delle idee e soluzioni più romantiche mai adottate dal progetto esoterico.
Un album nel quale durante i ripetuti ascolti ho creato nella mia mente delle microsceneggiature (immedesimandomi nel ruolo dell‘artista marchigiano), una cosa che non mi era mai successa fino ad oggi; questo a ulteriore testimonianza di quanto potrà “vedere” ogni fan che riuscirà ad entrare nel cuore dell’opera e dei suoi molteplici significati (microsceneggiature scritte in parentesi alla fine di ogni brano).
Si parte con HYSTERO DEMONOPATHY in cui l’iniziale clima sinfonico accompagnato da angeliche voci femminili viene tagliato in due dall’entrata della chitarra hard ipercreativa (lo start delicato rappresenta l’invito, l’ entrata alla casa del sabba nero, il ritmo pesante ammonisce “sappi che una volta entrata non sarà facile uscire da essa“). La successiva SUICIDE GOTH vive su un altissimo tasso malinconico creato da pianoforti lontanissimi ed una viola che echeggia accorata in esso (lo splendore delle prime stanze della casa del sabba lascia estasiata l’adepta da ciò che la circonda, e lei sceglie quindi di rimanervi dentro). In ARE MINE una liturgica introduzione viene sovrastata, letteralmente spazzata via da una seconda porzione ultra heavy dove la fusione fra la chitarra hard di Antonio ed il lavoro sinfonico/melodico di Rex Anthony raggiungono risultati incredibili (l’adepta comincia a privarsi delle sue vesti e a sentire sul suo corpo lussureggiante le prime mani; questo le dà vibrazioni infinite).
Arriva DISINCANTATION il mio brano preferito, una song che a livello di romanticismo esoterico mi ricorda la già immortale “Fairy Vision” (Sound Vision Edit). Il cantato/recitato del Maestro Antonio (agghiacciante per espressività e incisività) si poggia su un incidere ipnotico dove la chitarra acustica improvvisa in continuazione e si unisce alle tastiere perennemente incentrate su note dall’altissimo tasso nostalgico (l’adepta ha accettato il sabba e ripensa alla sua vecchia esistenza, in quanto sa che ora per lei nulla sarà più come prima).
Sorprende, e non poco, l’impatto di DEMONIC HYSTERIA, dove una violenza sonora dal timbro industriale si fonde con un tetro pianoforte (prima) ed un organo dal gusto sacrale (poi) il tutto a coronare un assolo di chitarra sbalorditivo; musicalmente parlando, la canzone più estrema e sperimentale dell’intero disco (siamo nel pieno del sabba, con i relativi piaceri e dolori carnali e spirituali che esso comporta).
L’intricato prog sinfonico e oscuro di THE DEVILS NIGHTMARE basa il suo incidere su quadri sonori atti a descrivere arcani rituali officiati nei boschi più remoti, e mette in risalto l’ estro di Rex Anthony, eclettico come mai si sarebbe potuto credere nel muoversi fra pianoforte, viola e moog (l’adepta vaga per la casa ancora sotto shock per il sabba; i suoi sensi sono storditi, le sue certezze ridotte in frantumi).
L’andamento ammaliante e ossessivo di WITCHES ricorda lontanamente quello di “Godwith” (inclusa nell’ultimo atto di JACULA “pre Viam”); un brano gotico - sinfonico da ascoltare al buio per carpirne al meglio le vibrazioni (il sabba ha avuto il suo effetto: l’adepta ha scelto di essere una strega). La sinfonica malinconia, la melodica tristezza e ancora l’inquietante recitato del Maestro Antonio sono il quadro sonoro - esoterico della poetica THE FATAL LETTER (diventando una strega, l’adepta ha assaporato ogni tipo di piacere ma ha oltrepassato il limite, non prestando attenzione all’avvertimento contenuto nell’ultima lettera) che conduce alla conclusiva POSSACTION - Traumatic Integral Origianl Document dove l’organo suona ancora più ossessivo rispetto alla versione precedentemente pubblicata, e alle urla disperate e senza speranza della posseduta si aggiungono risate beffarde provenienti dall’aldilà (l’inevitabile fine di chi tradisce, alla fine il demone ha vinto; il destino arriva e parla con parole antiche…questo lo diverte…).
“Infinitesimi di secondo disegnano Fatalmente l’esistenza dei comuni mortali”; oltre 40 anni fa Antonio Bartoccetti ha catturato questi infinitesimi, diventando la personalità per eccellenza in grado di fondere genialmente diabolico e divino come nessun altro su questo pianeta; prendiatene coscienza.
- MARCO CAVALLINI -