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PUPI AVATI
"Il Signor Diavolo"
Guanda Edizioni - 2018

Un delitto misterioso, feroce e inquietante, apparentemente senza logica e la cui sinistra motivazione è una sola: la vendetta.
Un ragazzo ha ucciso un altro ragazzo (ritenuto da molti un “essere diverso”) con un colpo di fionda, e per farlo ha chiesto aiuto al Diavolo.
A cercare di venire a capo dell’intricato caso viene inviato un anonimo avvocato da Roma.
E’ il 1952 e siamo a Lio Piccolo, un paesino perso nella laguna veneziana.
Il terreno è quello contadino, quello delle paure create dai vecchi dei paesi; quello della nebbia che avvolge le paludi fino a nasconderle; quello dove la sera, chiuse le porte e le finestre, nessuno mette più piede fuori di casa; e in casa, spente le luci, qualsiasi scricchiolio e fruscio, anche il minimo, fa raggelare il sangue.
Piccole comunità dove si crede che certi defunti possano tornare a riprendersi ciò che è stato loro tolto.
Lio Piccolo è quindi un paese dove sono la fede cattolica e le superstizioni da lei create ad hoc, a dettare e a scandire i ritmi e le abitudini quotidiane della gente del posto.
In antitesi alla logica, la conversa del monastero racconta ai bambini nere favole sul diavolo per tenerli lontani dalle tentazioni e dai peccati.
E il prete nasconde occulti e terribili segreti di cui è il solo ad aver il “privilegio” di essere a conoscenza; custodirli, lo porta a condurre un’esistenza ai limiti dell’isolamento totale.
Una favola nera (una fola esoterica, come recitava il sottotitolo dell’incipit del bellissimo “L’Arcano Incantatore”, film realizzato dal regista nel 1996) che si legge tutta d’un fiato, arrivando al clamoroso colpo di scena finale, degno dei gioielli gotici creati nel passato dal Maestro bolognese.
- MARCO CAVALLINI -