Il nome dell'artista è già una garanzia e anche la copertina è decisamente intrigante.
Bastano poi i primi secondi della splendida iniziale "Babylon" per arrendersi alla grandezza di Brendan Perry, l'anima maschile degli indimenticabili Dead Can Dance, ed essergli grati per un ritorno sulle scene così sensazionale.
Lasciate le luci della ribalta a Lisa Gerrard, in tutti questi anni (salvo qualche rara apparizione/partecipazione) Brendan ha vissuto e lavorato nel silenzio più assoluto, cesellando piano piano un album meraviglioso che si candida come uno dei dischi assoluti di questo 2010.
Prendete il misticismo dei Dead Can Dance e fondetelo con il magnetismo dei più oscuri Massive Attack ed otterrete il contenuto sonoro di "Ark"; il tutto cesellato dalla calda e penetrante voce di Brendan.
Un album ombroso e spirituale che ricorda il mitico duo nelle drammatiche sinfonie "Wintersun", "Utopia" e la conclusiva"Crescent", e riprende l'ipnotismo rarefatto del gruppo di Bristol (rileggendolo in chiave più drammatica e sofferta) nelle magnetiche litanie "The bogus man", "Utopia" e "The devil and the deep blue sea".
Il disco ideale per cominciare un viaggio alla ricerca di sé stessi.
- MARCO CAVALLINI -