A nemmeno un anno di distanza dal disco di ritorno “Belus”, BURZUM esce già con un nuovo album.
Del resto nel lontano passato Varg Vikernes ci aveva abituato ad uscite molto vicine una all’altra, quindi non c’è da stupirsi nemmeno più di tanto, anche perché di tempo per comporre il nostro ne ha a dismisura, nella sua isolata casetta di Telemark.
“Belus” non mi aveva particolarmente convinto; questo nuovo disco riesce invece a riportare in luce le caratteristiche che in passato avevano reso grande il nostro.
Non siamo ai livelli del mitico “Filosofem” (un brano come “Dunkelheit” non lo scriverà più nessuno, nemmeno il nostro), ma la freddezza e il riffing sono quelli che hanno permesso al conte di diventare un culto della scena black metal.
La parte centrale del disco è decisamente affascinante, col trittico “Valen”, “Vanvidd” e “Enhver til sitt” capace di trasportare in musica l’atmosfera che deve respirare oggi Varg vivendo isolato nella foreste e montagne norvegesi, ma anche l’intro e l’outro dell’album sono affascinanti, risultando una volta tanto non dei semplici “apri e chiudi” di un disco (come il 99% dei dischi di metal estremo).
Aggiungete degli indovinati inserti di voce pulita da perte del nostro, e il gioco è fatto; un artista che si conferma decisamente al di sopra della media, che vi piaccia o meno.
- MARCO CAVALLINI -