“The last spire” sarà l’ultimo album dei Cathedral.
Lee Dorrian e Gary Jennings hanno infatti deciso di porre fine alla carriera della band inglese.
Annunciato come un ritorno alle origini del gruppo (descritto da loro stessi come l’ideale secondo album dopo l’immortale debutto “Forest of equilibrium”) questo “The last spire” è pura manna dal cielo per chi (sottoscritto compreso) mai o comunque male aveva digerito gli ultimi due lavori della band inglese, due dischi dove Lee Dorrian e soci avevano dato sfogo alla loro vena prog/psichedelica, ma che poco c’entravano con l’essenza originaria della band.
“The last spire” recupera invece tutte le caratteristiche su cui si fondò il Cathedral sound; lentezza, pesantezza, oscurità, atmosfere gotico/funebri, tristezza e malinconia a fiumi. Un’unica, brevissima, concessione al prog è presente nel finale della spettrale “An observation”, per tutto il resto dell’album di luce e “sperimentazioni” non se ne vede nemmeno un barlume.
Il disco intero è un monolite nero e ogni canzone è un prezioso tassello che rende pazzesco il risultato finale/globale, ma una menzione voglio farla per “Cathedral of the damned” , che ha un groove e un suono irresistibili, giocati sul richiamo ad un certo doom metal imparentato col death metal (avete presente Autopsy, Coffins, Grave o i mitici Winter?).
Modo migliore di congedarsi non ci sarebbe davvero potuto essere.
- MARCO CAVALLINI -