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FORGOTTEN TOMB
"Under Saturn Retrograde"
Agoinia Records - 2011

Ho letto alcune recensioni riguardo questo nuovo album dei Forgotten Tomb e, come al solito, il gruppo piacentino ha diviso in due la critica, fra chi ha apprezzato la "svolta" stilistica e chi invece l'ha condannata.
Per quel che conosco il leader Ferdinando, credo che lui se ne freghi altamente delle critiche se esse possono essere un ostacolo alla sua libertà creativo-compositiva, e se il risultato è un disco come questo le discussioni non si aprono nemmeno.
Ho virgolettato il termine "svolta" perché io, al contrario della maggioranza, non vedo drastici cambi nella musica dei nostri e nell'umore da essa creata.
Certo, rispetto al passato il gruppo ha un "tiro" che ha del pazzesco (come incredibile è la produzione, a livello di quelle migliori internazionali), e alcune soluzioni suonano più rock/quasi orecchiabili, ma il pessimismo di fondo è ancora presente in tutto e per tutto.
Negatività messa in note; questo è quello ha sempre fatto e ancora oggi fa Herr Morbid. All'inizio erano l'autodistruzione e la tendenza al suicidio a dare linfa vitale alle sue idee, poi è stata la malinconia ad accompagnarlo per mano; oggi è un certo senso di rabbia, rifiuto e ribellione verso lo schifo dell'umanità ad aiutarlo nel gettare fuori il lato nero e malinconico del suo carattere.
L'iniziale "Rejected existence" e "Downlift" possiedono refrains memorizzabili inseriti in un tessuto gothic rock tipicamente anni '80 (la seconda presenta un tamburello dal vago sapore The Cult) dove Herr Morbid macina riffs ipersaturi di scuola Black Label Society/Down e Razor SK tesse linee soliste di memoria Paradise Lost/Katatonia.
"Shutter" è un macigno southern/sludge metal dove nella seconda porzione emerge il notevole passo in avanti compiuto alla voce da Ferdinando, a suo agio anche nelle tonalità gotiche dell'ottima "Joyless", in cui il fantasma dei migliori Type O Negative aleggia anche a livello musicale, oltre che vocale.
Se avete voglia di assaporare malinconia a fiumi ascoltatevi "You can't kill who's already dead", la cui seconda parte è una delle cose più tristi mai scritte dal gruppo.
Disco enorme.
- MARCO CAVALLINI -