Secondo album, originariamente pubblicato nel 2010, del gruppo finlandese, anch'esso ristampato il 25 Marzo 2022 dalla HammerHeart. Come il debutto "Fullfill the curse" (2008) anche qui siamo in pieno campo death/doom metal con le caratteristiche base di questo stile; un concentrato sonoro con porzioni efficaci nella loro pesantezza, cadenze coinvolgenti nella loro lentezza.
Rispetto al precedente album, sono più frequenti innesti mid tempo e squarci melodici, perfettamente inseriti, l'iniziale title track ne è la dimostrazione e per tutto lo scorrere dell'album la cosa si ripete più volte. Altra differenza rispetto al precedente album è l'impasto sonoro: potentissimo e più "pulito" degli standard di questo genere sonoro, spesso contraddistinto da produzioni volutamente "sporche e marce".
Per capirci, se il debutto "Fullfill the curse" pareva registrato e prodotto in una caverna, questo "Never cross the dead" pare registrato in un vero e proprio studio. Le coordinate sonore e umorali dei primissimi Paradise Lost, degli Autopsy, dei Winter, dei primi Cathedral sono la base su cui declama la voce cupa del polistrumentista Lasse Pyykkoò; la strumentale "Theme from the return of the evil dead" pare provenire da un museo egizio dove si sta celebrando un rito funebre e conclude perfettamente un ottimo disco.
- MARCO CAVALLINI -