Il precedente "The third face" risaliva al 2005, e da allora non si erano quasi più avute notizie sui Malory, tanto che spesso circolavano voci di scioglimento.
"Pearl diver" rappresenta invece il loro ritorno e tanta attesa non è stata delusa; basta l'iniziale sussurrata "Floating" per cancellare in un sol colpo cinque anni di silenzio e far scivolare i sensi in un lago rarefatto di emozioni infinite.
I Malory hanno una marcia in più rispetto a tutta la scena shoegaze/dreampop, e per gli altri non c'è nulla da fare; se gli Slowdive erano i maestri degli anni '90, i Malory lo sono dagli anni 2000 in poi; nessun gruppo è in grado di eguagliarne l'intensità emotiva che trasuda ad ogni nota di questo incredibile quartetto tedesco.
Le voce eteree di Daniela Neuhauser e Jorg Kohler sono sempre pronte a fondersi una nell'altra, appoggiandosi su una musica che vive su continui saliscendi sonori, ed è questa la principale forza/caratteristica del gruppo; quando si pensa che il brano stia scivolando via dolcemente verso la conclusione, arriva, inaspettata, l'esplosione di suoni e colori e non si può fare a meno che subirne estasiati le conseguenze.
"Cachè", "Water in my hands", "Secret love", "Sarah" e l'incredibile "Ajar door" (il brano che gli Slowdive non hanno mai scritto) sono le perle di un disco destinato ad entrare nella storia e nella discografia essenziale di ogni fan dello shoegaze/dreampop degno di definirsi tale.
Nel loro genere, i migliori in assoluto.
- MARCO CAVALLINI -