Il ritorno dei Morbid Angel, con tanto di rientro nei ranghi di David Vincent,
era senz'altro uno dei dischi estremi più attesi di questo 2011.
Inutile infatti nascondere che anche con tutta la buona volontà e gli sforzi compiuti dal gruppo, i tre dischi realizzati senza lo storico cantante e bassista non reggevano il confronto coi dischi del primo periodo.
Questo "Illud Divinum Insanus" da un lato ribadisce come i Morbid Angel siano sempre ineguagliabili quando raggiungono livelli (compositivi, esecutivi e tecnici) di eccellenza come in "Existo vulgore", "Blades for Baal", "Nevermore" e "Beauty meets beast", canzoni in tipico Morbid Angel style.
Le migliori, a mio avviso, sono comunque "10 more dead" echeggiante l'oscurità tipica degli svedesi Grave e, soprattutto, "I am morbid", una riuscitissima cavalcata cadenzata quasi orecchiabile.
Dall'altra parte si rimane in parte stupiti (se in positivo o negativo starà a voi deciderlo) nel sentire il gruppo immergersi in territori industrial o comunque in suoni moderni.
Canzoni come in "Too extreme" (con una batteria quasi techno nella sua ripetitività e un mood alla Marylin Manson), "Destructos vs the earth attack" (dall'approccio sonoro di tipica scuola Fear Factory/Soulfly e con richiami addirittura ai Korn nel refrain) e la ruffiana "Radikult" potranno fare storcere il naso ai fans più oltranzisti del gruppo, accattivandosi invece i favori di chi fino ad oggi non apprezzava l'angelo morboso.
La voce di David è sempre una marcia in più, Tim Yeung alla batteria riesce a non far rimpiangere il mitico Pete Sandoval (in odore comunque di rientro imminente) e Trey Azagthot si conferma il chitarrista death metal per eccellenza, abile come nessun altro ad unire aggressività e melodia al servizio della composizione.
Non siamo ai livelli dei capolavori del passato, ma ad un discreto rientro da parte di un gruppo comunque sempre al di sopra della media; vi può bastare?
- MARCO CAVALLINI -