Fin dal primo ascolto di questo nuovo album (il quinto della carriera del gruppo) dei MOTUS TENEBRAE balzano alle orecchie due caratteristiche.
La prima è che i nostri sono fortemente debitori dei Paradise Lost.
La seconda, ben più importante, è che “Deathrising” non sbaglia una canzone che sia una, centrando undici colpi nelle undici tracks cha vanno a comporlo.
Paradise Lost dicevo, in particolare modo quelli dell’indimenticabile “Draconian times”, disco che per certi versi “definì” il genere gothic metal e soprattutto permise alla band inglese di diventare il gruppo di paragone per eccellenza per chiunque si sarebbe poi cimentato con queste sonorità.
“Deathrising” poggia la sua forza su canzoni che uniscono la potenza, la malinconia e la melodia tipiche del genere, diventando con disarmante naturalezza presto memorizzabili grazie alla perfezione con cui le caratteristiche sopra scritte sono amalgamate.
L’iniziale “Our weakness”, la decadente “Black sun”, le oscure “Light that we are” e “Haunt me” (echi dei Cathedral nelle parti più doomy) deliziano le orecchie di chiunque si ritenga un conoscitore del genere.
Il feeling decadente e romantico di “Grace” ricorda i Type O’ Negative dell’indimenticabile “October rust”, mentre la seguente “Cold world” potrebbe apparire come una versione energizzata di certe cose dei The Cult espresse nel mai troppo lodato “Love”.
Disco consigliato oltre che agli amanti degli del genere, anche a tutti quelli che si ostinano a ritenere e ripetere che la bellezza stia sempre e solo nell’originalità; le loro convinzioni e certezze cadrebbero all’istante.
- MARCO CAVALLINI -