My Dying Bride rappresentano da sempre il perfetto incrocio fra il doom e il gothic metal; del primo ne hanno la lentezza e la pesantezza mentre del secondo ne possiedono la romantica oscurità. "A line of deathless kings" non sposta di una virgola il raggio sonoro tipico del gruppo e lo vede quindi intento a cesellare con classe le proprie caratteristiche. Quindi, doom orchestrale basato su chitarre piangenti unite ad una base sinfonico/atmosferica, il tutto interpretato dalla decadente voce di Aaron, il quale ha abbandonato quasi del tutto i toni growl. Tutte le canzoni si attestano tutte su buoni livelli, costruite su perentori cambi di umore, dove è possibile passare dalla malinconia alla rabbia, dall'impeto alla tristezza nel giro di pochissimi secondi; una caratteristica questa che mostra il maggior pregio dei My Dying Bride; ovvero quello di essere pesanti senza risultare pallosi. Cito l' ottima "The blood, the wine, the roses" che chiude il disco in un'atmosfera mesta che dà come un senso d'insoddisfazione terminato il suo ascolto. E' come sentirsi l'amaro in bocca: un amaro che per i loro fans sarà comunque dolcissimo assaporare.
- MARCO CAVALLINI -