A volte ritornano; e certi ritorni arrivano a distanza di anni, quando ormai ogni speranza pare vana. I piacentini Nenia pubblicarono lo strabiliante "La casa del dolore" nel lontano 2000 e oggi, a distanza di sei anni, sono tornati per dare nuovamente voce alle loro/nostre angosce più profonde. Autoprodotto dal gruppo in un'elegante confezione a libro limitata a 500 copie, questo nuovo "Hospes" si sviluppa in un'unica lunga traccia di 39 minuti totalmente strumentale (è sparito il cantato disperato di Giuseppe, una delle caratteristiche più apprezzate nel loro disco d'esordio). Nulla, in fatto di emozioni, è cambiato nella proposta dei Nenia; ancora una volta siamo di fronte alla desolazione messa in musica, alla depressione trasportata in note. Non conosco i membri dei Nenia e non posso sapere da quali fonti/esperienze trovino l'ispirazione per scrivere una musica così triste, apatica e devota alla solitudine più profonda. Posso solo ringraziarli per essere i maestri nel saper trasporre in musica emozioni che in tanti vogliono spesso accantonare e che altri invece rincorrono costantemente, forti del fatto di non sentirsi i soli alla ricerca di esse.
- MARCO CAVALLINI -