Questo disco mi lascia parecchio perplesso.
I NUDE tornano dopo più di dieci anni di silenzio e lo fanno con un album che
potenzialmente parlando è il classico “disco bomba”, un disco che facilmente
può vendere molte migliaia di copie; ma al tempo stesso, fin dal primo ascolto
“Plastic Planet” mi dà l’impressione del classico disco concepito/costruito “a
tavolino”.
Raramente mi è capitato di ascoltare un disco dove le 10 canzoni sono tutte, e
dico tutte, 10 potenziali hit singles.
I NUDE prendono lezione, impossibile nasconderlo, dai The Cult del duo “Love”
e “Sonic Temple” e dai Paradise Lost di “One second” , e realizzano songs
basate su refrains accattivanti, chorus dalla facile memorizzazione, linee
melodiche di leggero ascolto.
Unite queste caratteristiche ad una produzione perfetta (che ha il merito di
rendere le chitarre belle dure ma mai troppo pese per l’ascolto di chi non
digerisce sonorità troppo hard) e capirete la potenzialità commerciale di
“Plastic Planet”.
Brani che viaggiano sul classico modello strofa – ritornello – strofa –
ritornello – breve pausa – ritornello, brani in cui la ricerca del ritornello
indovinato è la base del gruppo, che in questa ricerca continua della melodia
vincente non si accorge che le due “My world today” e “Diesel” sono uguali per
un buon 70%.
Mi ripeto, disco perfetto e canzoni efficacissime; tanta, troppa grazia
esteticamente parlando; rimane il dubbio che l’anima e il cuore siano stati
messi da tutt’altra parte durante la sua realizzazione.
Un disco che se avesse il nome HIM targato sopra sarebbe incensato come l’
album di gothic pop metal rock più bello ed “efficace” degli ultimi anni;
ascoltatelo e vedrete vi sarà difficile smentirmi.
- MARCO CAVALLINI -