Malinconicamente fragile. Se dovessi descrivere in due sole parole questo disco non avrei dubbi ad usare quelle appena citate. Nove canzoni che appaiono come acquarelli dai colori rarefatti e per certi versi "appannati", atti a descrivere emozioni lontane e nostalgiche. Oblivio appartengono a quella scuola di bands (Novembre, Klimt 1918, i Katatonia del periodo di mezzo) che non vuole adagiarsi sugli abituali stereotipi del gothic sound, ma vuole portare all'interno di essi nuovi elementi, senza però perderne lo spleen di fondo; a ciò aggiungono una certa vena liquido/psichedelica che rimanda agli ultimi Porcupine Tree, umori shoegaze/dreampop ed un mood rimandante alla wave degli anni '80. Ottima la scelta di alternare il cantato italiano a quello inglese, dando anche un gusto "mediterraneo" alla propria musica; come recita un loro brano, "Perché aspettare questa notte per chiudere gli occhi per sognare?"; lo possiamo fare immediatamente, ascoltando questo disco.
- MARCO CAVALLINI -