Dopo gli EP “Fronde” (2007) e “Sacralità” (2009) ecco l’album di debutto dei mantovani Sinezamia.
All’inizio del proprio cammino il gruppo appariva come una delle più interessanti realtà underground indicate per i nostalgici della wave italiana ottantiana (con richiami ai primi Diaframma e Litfiba).
Oggi, con “La Fuga”, le influenze wave sono appena percettibili, sovrastate dal muro di suono tipicamente hard rock da subito evidenziato dall’irruenza della pregevole traccia d’apertura “Ghiaccio nero”; probabile che ciò sia dovuto al fatto che la maggior parte dei brani sono composti dal nuovo chitarrista Federico Bonazzoli e dal bassista Marco Beccari, provenienti da ambiti hard rock/metal se non ho capito male.
Residui echi dei Litfiba si avvertono esclusivamente nel cantato di Marco Grazzi (che comunque sta trovando una sua via), simile a quello di Pero Pelù.
Ascoltando più volte l’album mi viene alla mente un gruppo ed un album storico datato 1985.
Parlo dei The Cult e del loro capolavoro “Love”, specialmente le songs più rock/dinamiche di esso (le mitiche “Nirvana”, “Rain” e “She sells sanctuary”).
Le tastiere mi sembrano un attimo sacrificate nel risultato finale del suono, un peccato perché quando viene dato loro il giusto spazio compositivo e livello di suoni vengono fuori i brani migliori, come la cadenzata “Nella distanza”, la dinamica “Ombra” o la misteriosa “Venezia”, legame col passato del gruppo sia a livello di songwriting (presente nel precedente EP “Sacralità” del 2009) che di sonorità e atmosfere.
Le pregevoli e conclusive, forse non a caso, “Frammenti” e “Nebbia di guerra” lasciano intravedere le potenzialità del quintetto per costruire in futuro qualcosa di molto valido, slegandosi dal passato darkwave, ma non perdendone completamente il fascino che esso saprà sempre esercitare.
- MARCO CAVALLINI -