Gruppo a me sconosciuto e incredibilmente proveniente dal Brasile. Tanto mio
stupore è dovuto al fatto che mi trovo davanti un disco che è l’antitesi di quanto viene alla mente quando si pensa al paese per eccellenza del sole, del caldo e dell’allegria.
Musica grigia, fredda e malinconica all’inverosimile è quanto proposto dal duo carioca, una musica che oggi fa “figo” definire black/shoegaze metal. Di black c’è il cantato (ma nemmeno tanto, e oltretutto quasi assente o sommerso, come il genere shoegaze vuole), mentre musicalmente pare in effetti di ascoltare un gruppo shoegaze/dreampop alle prese con sonorità estreme, senza comunque perdere il lato melodico di base. Un disco splendido, dove l’’iniziale title track e la successiva “Make the change…” (presente come bonus in una versione slow/post rock) sono la conferma di quanto scritto. “The time will never come back” è invece un gioiello che avrebbero potuto scrivere gli Slowdive in un giorno di infinito sconforto; fate voi…
- MARCO CAVALLINI -