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TRIPTYKON
"Eparistera Daimones "
Century Media - 2010

Si scrive Triptykon, ma si potrebbe leggere benissimo Celtic Frost. Già, perché questa nuova creatura di Thomas Fischer (orfano del vecchio compagno Martin Eric Ain) riparte esattamente da dove terminarono (per la seconda volta) i Celtic Frost, ovvero dal maestoso "Monotheist" del 2006.
Poco (per non dire nulla) è cambiato rispetto a quel capolavoro; anche in "Eparistera Daimones" troverete cadenze lentissime, atmosfere gotiche e sepolcrali, il tutto ammantato in un' aurea dal notevole tasso evocativo e supportato da una produzione perfetta e dal taglio decisamente moderno.
"Goetia", "Abyss within my soul" e "In shrouds decayed" (quest'ultima assolutamente devastante nel suo malefico incidere) sono il trittico che vi spalancherà le porte dell'abisso, catapultandovi in un limbo sonoro dove la pesantezza del doom, la decadenza del gothic, la malinconia del dark,  la violenza del death/black e la freddezza degli influssi industrial si fondono a cementificare un suono che è pura arte nera.
Se ancora non vi basta ecco la spettrale "Descendant" e la delicata "My pain", che pare aprire una finestra di luce sull'album; ma è solo un inganno, perché subito dopo arriva la conclusiva "The prolonging", una pazzesca suite di quasi venti minuti che basa la sua essenza su una lentezza e pesantezza allucinanti; siamo di fronte (per struttura musicale, cambi di umore ed atmosfere evocate) a un brano che appare come il proseguimento della fantastica "Synagoga Satanae", capolavoro incluso nel sopracitato album dei Celtic Frost.
L'assenza di Martin Eric Ain è notabile per l'assenza del feeling mistico/occulto che ammantava "Monotheist", ma a compensarla c'è un'atmosfera maledettamente oscura, infernale e claustrofobica.Un disco da Top Ten annuale.
- MARCO CAVALLINI -