A distanza di qualche mese (la prima parte è uscita in primavera) ecco il secondo capitolo di “Oro”, concept degli Ufomammut pensato come un unica lunga suite divisa in due dischi.
Rispetto al precedente capitolo, “Opus alter” suona meno doom (in termini di lentezza del ritmo) ed alza il tiro, spingendo più sull’acceleratore (per quanto veloce possa essere un disco targato Ufomammut) e rivelandosi come il disco più movimentato della loro carriera.
Rimane inalterato l’ipnotismo dell’opera, che se nel primo disco era dato dall’incessante pesantezza delle songs, è qui fornito dai frequenti cambi di ritmo e umore che intervengono all’interno di esse.
Non me ne voglia il trio alessandrino (li conosco da oltre dieci anni e so che hanno sempre odiato essere etichettati in tal modo), ma due canzoni come “Sulphurdew” e “Deityrant” sono a mio parere le canzoni più stoner rock da loro mai scritte, due lunghe e pesantissime cavalcate che danno l’idea di attraverso il deserto abbagliati dalla luce del sole e l’impatto (sonoro e “visivo”), vi assicuro, è devastante.
Questo è un gruppo che ha raggiunto livelli assoluti, capace come pochissimi altri di rendere “suo” ogni stile proposto ad ogni nuova release; lasciatevi inghiottire nel loro mantra sonoro senza riserve.
- MARCO CAVALLINI -