Dopo la sinistra intro "Mater Tenebrarum", realizzata da Marco Grosso con la collaborazione di una misteriosa cantante non accreditata, tale Luna FP, il lotto si presenta diviso idealmente in due parti: un primo "lato" di brani fisici e massicci, anche nelle tematiche e nell'approccio lirico ("Wait for the Pain", "No Sun City", "Longway Home"), che cede poi il passo a una seconda metà dalla connotazione più psichica e astratta, come testimoniato dagli stessi titoli dei brani ("Anima", "Heaven Side", "Necropolis Railway" e... una sorpresa); tuttavia il tono beffardo e scettico dei testi è ben lungi dall'avvicinarli a una qualche sorta di inno religioso, come suggerirebbe ingannevolmente l'alone mistico-sacrale che a tratti fa capolino, sia fra i solchi che nei titoli. In mezzo a tutto ciò, sorpresa delle sorprese, appare nientemeno che un ideale seguito della storica Schizophrenic, pietra miliare dei grandiosi Death SS della fase Chain-Ghoram, e ancora, roba davvero da non credere, risentiamo addirittura la voce declamante di Gilas, negli anni passati dato per disperso, a suggellare un'amara dissertazione sulla difficile condizione in cui versa chi abita un corpo e una mente che non "rispondono" secondo la norma. Ritornano sensazioni e note che non si pensava si sarebbero mai sentite di nuovo vibrare fra i comuni mortali. La composizione di tutti i brani è firmata da Thomas Hand Chaste, sia per la musica che per i testi; l'ex-Death SS è anche responsabile di ogni strumento a eccezione della chitarra solista e in alcuni brani di quella ritmica, entrambe appannaggio del comprimario Alexander Scardavian che, dopo il contributo canoro fornito nel precedente lavoro "Welcome", ha abbandonato del tutto le parti vocali.
Quanto segue è il pensiero del giornalista musicale Salvatore Fallucca su "Necropolis Railway":
Un viaggio spettrale attraverso il doom passato e futuro, dove spire di groove d'annata incontrano paesaggi sonori della fine dei tempi. Visioni psichedeliche di oscurità incombente e paura strisciante evocate dagli ultimi custodi dell'Arte Viola.
La voce solenne di Gilas su Schizophrenic II è l'unica che possa davvero dirci cosa c'è oltre.
- DANIELE MANNO -